Il giudizio di Svimez sul sostegno economico al Sud «Servono più aiuti, altrimenti la mafia ne approfitta»

«La strategia per riuscire a ripartire è intervenire contestualmente sia sull’emergenza che sulla costruzione della fase successiva». Ne è convinto Luca Bianchi, il direttore di Svimez, l’associazione per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno. L’emergenza sanitaria si sta trasformando, giorno dopo giorno, in emergenza economica e sociale. Lo aveva fatto notare già il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte che, nell’annunciare il decreto con cui venivano chiuse tutte le attività non necessarie, ha assicurato la presenza dello Stato. «Il governo farà misure che consentiranno di rialzare la testa e ripartire», ha detto.  

In questi giorni, in Sicilia, si sono già registrati tensioni e minacce di rivolte per il pane. Episodi da alcuni ritenuti veri campanelli d’allarme. A Palermo decine di persone hanno provato a uscire dai supermercati con i carrelli pieni senza passare dalla cassa e, da quel momento, diversi punti vendita della grande distribuzione vengono presidiati dalle forze dell’ordine. A Paternò (in provincia di Catania) un 35enne è stato denunciato: dal suo telefono era partito un messaggio diventato virale che invitava ad assaltare i supermercati

Il governo nazionale intanto ha varato una prima misura: lo stanziamento di 43,4 milioni di euro ai Comuni per i buoni spesa da destinare ai nuclei familiari più in difficoltà. «È importante cominciare a costruire fin da ora – sottolinea Bianchi – una risposta nazionale per tutti coloro che erano esclusi dalla prima tranche di interventi». Il riferimento è non solo al bacino del sommerso che nasconde il lavoro nero, «ma anche ai lavoratori precari, come per esempio quelli stagionali o a giornata – aggiunge il direttore di Svimez -. Adesso serve una misura per chi ha perso il reddito a causa di questa situazione. Non tenerne conto sarebbe un rischio grande».

Realtà che non esistono solo in Sicilia o nel Mezzogiorno ma che si fanno sentire più forti in alcuni territori che partivano già più svantaggiati dal punto di vista della tenuta economica. «Accanto a questi interventi assistenziali – afferma Bianchi – servono iniziative che possano essere di supporto soprattutto alle piccole e piccolissime imprese locali». Ristoranti, bed and breakfast, negozi di diversi settori «rischiano di non riaprire dopo lo stop dovuto all’emergenza coronavirus». 

Mentre il settore industriale potrebbe ripartire rapidamente, più lenta e faticosa potrebbe essere la ripresa per le imprese del settore turistico. «Servono interventi utili a rendere più competitive le imprese del territorio: la prima cosa potrebbe essere erogare liquidità a interessi quasi zero e che abbiano una durata più lunga, anche pluriennale – dice il direttore di Svimez – e pensare anche alla riassunzione dei lavoratori licenziati durante questo periodo di crisi». 

Sullo sfondo resta la preoccupazione riguardo alla presenza delle mafie. «La criminalità organizzata è lì pronta a soffiare sui piccoli focolai di allarme sociale che si stanno creando – nota Bianchi -. Il loro obiettivo è alzare la tensione per gestire la ricostruzione della pace sociale e reclutare nuovi seguaci». Del resto, oltre alle banche, le mafie sono le uniche realtà ad avere disponibilità liquide in tempi rapidi. «Bisogna fare attenzione alle difficoltà delle attività commerciali e dare risposte veloci e concrete», conclude il direttore di Svimez.

Marta Silvestre

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