Il fermo biologico che fa bene ai pescatori e non al mare Wwf: «Va fatto in altri periodi, ma si scelgono le feste»

Uno stop più utile ai pescatori che al mare. Poco attento alla biologia e molto agli interessi delle marinerie. È questo il giudizio che arriva dal Wwf Sicilia sul fermo biologico diramato a inizio mese dall’assessorato regionale guidato da Edy Bandiera e rivisto una settimana dopo, con un nuovo decreto che modifica parzialmente le prescrizioni temporali che dovranno essere rispettate dai pescherecci, che usano le reti a strascico e sono registrati in Sicilia. Le misure adottate dalla Regione, per consentire il ripristino degli equilibri nei fondali davanti le coste isolane, entro una distanza di dodici miglia, prevedono la possibilità per le imbarcazioni di scegliere quando dare inizio ai trenta giorni di fermo previsti dalla normativa, mantenendosi all’interno della finestra temporale compresa tra l’1 agosto e il 2 ottobre. In modo che lo stop si concluda prima che inizi novembre. Tempi diversi per chi pesca i gamberi: i pescherecci in questo caso potranno ritardare l’avvio del fermo fino all’1 dicembre. Le scelte della Regione rappresentano un segno di discontinuità rispetto al recente passato. Perlomeno agli ultimi anni del governo Crocetta quando, con Antonello Cracolici assessore al ramo, si decise di imporre il fermo per tutti nello stesso periodo

«Introdurre una maggiore flessibilità con l’obiettivo di ampliare la possibilità di manutenzione dei pescherecci nei cantieri presenti nelle marinerie e di evitare la riduzione di offerta del pesce in un periodo di elevato interesse turistico. Inoltre, il rientro graduale in mare delle imbarcazioni avrebbe effetti favorevoli sugli equilibri biologici del mare». Questi gli obiettivi dichiarati nelle premesse del decreto firmato da Bandiera. La tesi sarebbe però valida a metà: se è vero che consentirà ai pescherecci di organizzare al meglio le manutenzioni, evitando di rischiare di trovare i cantieri affollati, non porterebbe benefici al mare. «Lo sforzo di pesca sarebbe più ridotto se l’intera flotta si fermasse contemporaneamente rispetto a quando la stessa si distribuisce su un periodo più ampio», commenta a MeridioNews il delegato Wwf Sicilia Franco Andaloro, sottolineando come l’impatto sui fondali quest’anno rischia di essere maggiore rispetto agli ultimi anni.

Ma Andaloro, che oltre a essere voce dell’associazione ambientalista è biologo marino per l’Ispra, uno degli enti che siedono al tavolo della commissione consultiva regionale per la pesca, si spinge oltre. Per l’esperto, infatti, a essere sbagliato sarebbe l’intero arco temporale individuato per il fermo. Stando infatti alle caratteristiche biologiche dei pesci che popolano le nostre acque, e in particolar modo quelle che interessano il mercato ittico, lo stop dovrebbe essere predisposto non in piena estate. «Per salvaguardare le possibilità riproduttive delle specie bisognerebbe pensare di fermare le navi in tarda primavera e in autunno», continua Andaloro. Ma quali sono i motivi che portano a scelte diverse? «È una storia che si trascina praticamente da metà anni Ottanta. I perché vanno ricercati nel fatto che si tiene maggiormente conto delle istanze dei pescatori e delle marinerie rispetto alle necessità del mare. È un dato di fatto – sottolinea il biologo – che il fermo coincida con i periodi festivi, in estate e a ridosso del Natale, ovvero quelli in cui molto probabilmente i pescatori resterebbero comunque a terra per stare con le proprie famiglie».

Il decreto dell’assessorato regionale si rifà, a sua volta, a un provvedimento del ministero che prevede per tutti i pescherecci il divieto di uscire in mare non solo il sabato e la domenica, ma anche il venerdì. Perlomeno per le prime quattro settimane successive al fermo. «Non essendo esplicitato diversamente nel decreto regionale, questo provvedimento vale anche per i pescherecci siciliani. Una piccola tutela in più, perché bisogna ricordare che l’Unione europea ha detto che il 70 per cento delle specie pescate è sovrasfruttata», conclude Andaloro.

Simone Olivelli

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