Nave Diciotti ormeggiata al porto ma niente sbarco «Centinaia di vite umane usate come arma di ricatto»

Nessuno sbarco, ancora, dalla nave Diciotti, arrivata ieri poco prima delle 23.30 nel porto di Catania con 177 migranti soccorsi lo scorso 16 agosto al largo di Lampedusa che hanno passato l’ennesima notte a bordo del pattugliatore della guardia costiera italiana. Quello del capoluogo etneo, infatti, era stato indicato come porto sicuro ma solo come scalo tecnico, quindi senza sbarco.

Nessun migrante, ribadiscono più fonti, lascerà il pattugliatore della guardia costiera in attesa della ripartizione tra i Paesi dell’Unione europea dei migranti soccorsi. A bordo ci sarebbero diversi minorenni e 28 di questi, secondo Save The Children, sarebbero non accompagnati. Sul molo di Levante è presente solo personale della guardia costiera, della polizia di Stato, della guardia di finanza e dei carabinieri, nessun volontario delle associazioni o appartenenti alla protezione civile per l’assistenza allo sbarco. 

Malta si è rifiutata di accoglierli, e l’Italia di farli sbarcare in mancanza di un accordo Ue sulla ripartizione dei migranti. Un tasto, questo, sul quale il ministro dell’Interno Matteo Salvini non molla, se l’Europa non darà garanzie granitiche. Il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ha scritto alla Commissione Europea chiedendole di risolvere il problema suddividendo i migranti tra i paesi volenterosi. C’è poi stato il tweet del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli: «Diciotti attraccherà a Catania. I valorosi uomini della guardia costiera hanno compiuto il proprio dovere salvando vite umane ad appena 17 miglia da Lampedusa. Ora l’Europa faccia in fretta la propria parte». 

Dopo poco meno di mezz’ora dall’annuncio, il Viminale spiega che fino a quando non ci sarà la certezza dell’accordo, il ministro della Lega non darà «alcuna autorizzazione allo sbarco»: Salvini, anzi, è pronto a rimandare i migranti «nei porti di partenza perché – ha aggiunto – voglio capire se le accuse a Malta, formulate dagli immigrati arrivati l’altro giorno a Lampedusa, sono vere oppure no. In caso positivo, saremmo davanti all’ennesima prova dell’inesistenza dell’Europa, dove troppi paesi fanno i furbi a danno dell’Italia». Agli investigatori della polizia giudiziaria alcuni dei profughi fatti sbarcare a Lampedusa per problemi di salute, avrebbero dichiarato di essere stati abbandonati dai maltesi che inizialmente li avevano soccorsi. Della vicenda si occupa la procura di Agrigento che ha aperto un’inchiesta per identificare gli scafisti e accertare le condizioni dei 177 immigrati a bordo della motonave Diciotti. 

Quello che era stato interpretato come un contrasto fra i due ministri, viene smentito da fonti del Mit che hanno precisato che «non c’è stato alcuno scontro tra i due ministri, che anzi condividono l’approccio complessivo sull’emergenza immigrazione». Intanto, il garante dei diritti delle persone detenute e private della libertà, Mauro Palma è intervenuto sulla vicenda in merito agli aspetti «di rilevanza umanitaria dei migranti in permanenza forzata sulla Diciotti». Sono oltre tremila, inoltre, le sottoscrizioni alla lettera-appello lanciata dal presidente dell’Antimafia regionale, Claudio Fava, dal medico Pietro Bartolo, dall’ex sindaca di Lampedusa, Giusy Nicolini, e dal giornalista Francesco Viviano. Una missiva in cui i quattro si rivolgono al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella  chiedendo di intervenire sul caso della nave Diciotti.

«È inaccettabile la scelta del Governo italiano, e in particolare del ministro dell’Interno Matteo Salvini, di impedire lo sbarco nel territorio italiano delle persone stremate e in precarie condizioni di salute». Inizia così l’appello con cui diverse associazioni locali, movimenti civili e anche molti singoli cittadini chiedono che i migranti vengano lasciati sbarcare a Catania. «Nessun obiettivo politico può giustificare l’utilizzo di centinaia di vite umane come arma di ricatto, considerate carne da macello, numeri da distribuire o respingere. Catania è città di solidarietà e accoglienza e – continuano – vogliamo che il nostro porto sia immediatamente aperto. Nessuna donna e nessun uomo è illegale. Restiamo umani».

Marta Silvestre

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