I ‘precari’ del corpo di ballo

La dottoressa Silvia Latella, commissario del Comune di Palermo, da quando si è insediata ha dovuto affrontare mille problemi. Lo sta facendo egregiamente e noi gliene diamo atto. Forse, però – e siamo coscienti di chiederle una fatica in più – dovrebbe verificare quanto di assurdo accade al Teatro Massimo di Palermo. Dovrebbe convocare il consiglio di amministrazione con all’ordine del giorno una panoramica sulla gestione artistica e sulla funzione culturale che il Teatro assolve nella quinta città d’Italia. Avrà modo di constatare che il disastro finanziario che ha trovato nell’amministrazione comunale ha l’esatta conferma nel disastro della gestione artistica e produttiva del Teatro lirico.

Nel caso del Teatro Massimo i termini gestionali si presentano invertiti: magari i conti, forse, saranno anche a posto, mentre è stato totalmente dismesso tutto l’apparato produttivo che costituisce la struttura stessa di questa importante istituzione culturale. Si sono eliminati i costi fissi di produzione e, di contro, sono aumentati i costi commerciali, perché ciò che il Teatro non produce più in proprio lo si acquista o lo si noleggia nel mercato, cioè presso gli altri teatri che, invece, mettono a frutto le proprie produzioni.

Poiché, per statuto, il presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione Teatro Massimo è il sindaco di Palermo, pensiamo che, nella sua qualità di commissario, abbia titolo per convocare anche il consiglio della Fondazione medesima. Glielo chiediamo in nome della Cultura, con la “C” maiuscola, perché negli anni dell’amministrazione comunale retta da Diego Cammarata questa parola è stata considerata, con annessi e connessi, sotto la voce della rubrica “affari”, cioè l’esatta negazione del valore cui la cultura è chiamata ad assolvere.

L’ultima, in ordine di tempo, riguarda l’organizzazione dei tempi di lavoro del corpo di ballo, una componente artistica fondamentale per il Teatro Massmo, che in atto è composta in larga maggioranza da ballerini precari, convocati di volta in volta per singole prestazioni, con gli esiti qualitativi facilmente supponibili e riscontrabili. Sopperiti unicamente dalla sensibilità artistica e professionale dei singoli ballerini precari, il cui impegno e la cui dedizione riescono a nascondere le carenze organizzative e funzionali dell’amministrazione del Massimo, del sovrintendente e del direttore artistico.

Per quanto ci riguarda ci siamo occupati già del Teatro Massimo e ce ne occuperemo ancora. Tuttavia è necessario che anche le forze sociali e culturali della città facciano sentire la propria voce. La pubblica opinione, purtroppo, è assente, spesso attratta dalle vicende del Teatro all’apertura della stagione quando l’occasione è mondana e serve unicamente ad esibire toilettes ed acconciature. Purtroppo la città di Palermo non sente il Teatro Massimo come un proprio patrimonio e questo ne fa il territorio di conquista da parte degli amministratori e delle istituzioni politiche ed amministrative.

 

Riccardo Gueci

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