Formazione: l’illusione della ‘rivoluzione crocettiana’ tra negativismo consociativo e neoliberismo democratico

FERMA AL PALO LA RIFORMA DEL SETTORE. DELLE ORIGINARIE TRE FILIERE SONO SOPRAVVISSUTE SOLAMENTE GLI INTERVENTI E L’OIF, ANCORA PER POCO. L’ORIGINARIO PROGETTO DI CHIUSURA DEL SISTEMA RESTA IN PIEDI.

Resta in bilico il futuro del sistema formativo regionale interessato negli ultimi diciotto mesi da un processo di dismissioni senza precedenti. Enti formativi chiusi a ragione, per effetto dell’operato della magistratura. Altri enti formativi definanziati o sospesi su decisione, in alcuni casi affrettata, dell’amministrazione regionale.

Il dibattito resta aperto e il rischio di scemare in facili dietrologie è forte. Eppure è con la solita proverbiale libertà di pensiero, che caratterizza i contenuti di questo giornale, che riscontriamo una ‘stratificata supponenza’ nell’agire del Governo regionale, guidato dal presidente Rosario Crocetta, sui temi e sulla prospettiva che alimentano il futuro della Formazione professionale in Sicilia.

Più volte è stato ribadito che il settore della Formazione professionale rischiava di imboccare la ‘via del tramonto’.

Nella primissima fase politica del governo Crocetta, in tempi non sospetti e coincidenti con una sorta di ‘adorazione’, di parte della società civile ed organizzata, delle idee e dei propositi del nuovo corso rivoluzionario del “crocettismo” , avevamo lanciato il dubbio che la presenza degli stessi partiti e poteri economico-finanziari a comporre la giunta di governo poteva rafforzare il processo, avviato dal governatore Lombardo, di smantellamento del sistema formativo regionale. Ed i fatti ci stanno dando ragione.

Un sistema strutturato su tre grossi tronconi: Interventi formativi, Servizi formativi e Obbligo formativo. Struttura che oggi, possiamo affermare senza temere di essere smentiti o delapidati, non esiste più. È un bene o un male? La Sicilia ne sta beneficiando? I servizi sono più efficienti? Il lavoratori sono tutelati, professionalizzati e valorizzati?

La filiera strategica dei servizi di supporto alle politiche attive del lavoro in Sicilia non esiste più. Per meglio dire, è stata azzerata con un colpo di ‘cancelletto’ la rete degli Sportelli multifunzionali che hanno sorretto per tredici anni almeno le attività seppur in ‘condominio’ con i Centri per l’Impiego. Attività che è riuscita a nascondere perfettamente l’incapacità della politica siciliana di riformare il mercato del lavoro ed dei Servizi per l’Impiego.

Ci saremmo aspettati che la rete degli Sportelli multifunzionali fosse cancellata in coincidenza con la riforma, finalmente, del mercato del lavoro in Sicilia, attesa da un quindicennio. Ed invece il Governo Crocetta, supportato dal Pd e dai partiti minori che sorreggono all’Ars la maggioranza parlamentare, ha ritenuto indifferibile smantellare un sistema, fondato sulla partecipazione democratica all’attività di diversi soggetti organizzati all’uopo, con un modello monopolista, incentrato sul funzionamento del Ciapi. Una struttura di proprietà della Regione siciliana priva dell’organizzazione funzionale-logistica e del management necessario a sostenere l’impatto di commesse che necessitano, di converso, una diversa strutturazione.

Se l’idea del governatore era quello di completare il progetto demolitorio del sistema formativo regionale, avviato dal precedente Governo regionale dell’ex presidente, Raffaele Lombardo, non sarebbe stato moralmente corretto convocare, sin dall’inizio, le parti sociali, sindacati e associazioni degli enti formativi, e formalizzare la chiusura del sistema formativo e quindi dei finanziamenti alle imprese private? Non sarebbe stato corretto formalizzare un percorso transitorio di smobilizzo dell’organizzazione della Formazione professionale, nata nel 1976 e operativa, tra luci ed ombre, fino al 28 ottobre 2012, data dell’elezione a presidente della Regione del candidato Crocetta?

Una missione di retroguardia, invece, è stata messa in piedi nella Formazione professionale da Crocetta & C., con la regia del Partito democratico, maggiore azionista degli ultimi due governi regionali, succedutisi nell’ultimo settennio.

Quello che è accaduto appare sempre più come l’ennesima partita persa, l’occasione bruciata. In prospettiva, il futuro sembra grigio tendente al nero.

Eppure si comincia a respirare un nuovo clima, in molti guardano con favore alla nascita di una nuova ‘avanguardia culturale’ col precipuo compito di assegnare agli intellettuali il ruolo di guida morale e ideologica delle battaglie politiche per un nuovo corso democratico. C’è fame in Sicilia di un moderno neoliberalismo che guardi alla Formazione professionale come elemento di ‘un’orchestra’ che innesti fiducia nei siciliani, negli operatori e nei giovani in cerca di occupazione, invertendo la rotta del negativismo che ingrassa il consociativismo relativo.


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