Formazione/ Barbarino: “Proseguo lo sciopero per sapere che fine hanno fatto i sette stipendi maturati”

NELL’INDIFFERENZA DELLE ISTITUZIONI, CONTINUA LA PROTESTA DEL DIPENDENTE DELL’ECAP DI PALERMO. LA SOLIDARIETA’ DI COLLEGHI E SINDACALISTI

Anche stamattina la città di Palermo si è svegliata con Marco Barbarino, dipendente dell’ente di formazione Ecap, incatenato davanti i locali dell’assessorato regionale alla Formazione professionale di viale Regione siciliana.

“Proseguo lo sciopero della fame fino a quando qualcuno non decida di ricevermi per dirmi che fine hanno fatto le mie sette mensilità – dichiara Barbarino -. Purtroppo, fino a questo momento non si è visto nessuno”.

“Fortunatamente sono sostenuto dalla solidarietà di colleghi e sindacalisti – sottolinea – che mi danno forza per proseguire la battaglia del diritto alla retribuzione ed al futuro lavorativo certo”.

Nota a margine

Negli uffici dell’assessorato regionale alla Formazione professionale si registra un via vai di gente. Dipendenti regionali, componenti dell’ufficio di gabinetto dell’assessore Nelli Scilabra e collaboratori della dottoressa Anna Rosa Corsello, che calpestano l’ingresso dei locali assessoriali. Chi, però, si avvicina per esprimere solidarietà ad un uomo che da 26 anni lavora nel settore con dignità e professionalità ed oggi è disperato e incatenato per gridare il riconoscimento del diritto alla retribuzione? Ovviamente i colleghi della categoria. Nessuno dai piani alti dell’assessorato si è sentito in dovere di avvicinarsi al lavoratore o, meglio ancora, riceverlo per ragionare sul da farsi.

Atteggiamento di assessore e dirigente generale che appaiono come l’amara conferma di un disinteresse a conoscere i motivi dello sciopero della fame del lavoratore.

Motivi che sono ben conosciuti, ovviamente, e per i quali di risposte manco a parlarne.

Passata l’epoca mediatica che dipingeva gli enti come i soli responsabili dei mancati pagamenti delle retribuzioni al proprio personale dipendente, adesso viene complicato al Governo regionale del presidente Rosario Crocetta puntare il dito su qualche responsabile.

I fatti parlano chiaro e le responsabilità sono facilmente individuabili.

Programmazione della terza annualità che a distanza di quasi due mesi dalla conclusione del primo anno delle attività formative finanziate col ‘Piano giovani’ non è dato conoscerne i tempi. Ritardo che provoca un ‘effetto a cascata’ nelle ‘casse’ degli enti formativi. A pagarne le conseguenze i lavoratori che per ogni mese che passa si allunga l’elenco dei licenziati. Se a questo aggiungiamo i ritardi nell’erogazione dei finanziamenti pregressi e attuali, nell’avvio del progetto ‘Prometeo’ che dovrebbe dare ossigeno a circa due mila lavoratori e nello stallo della filiera dell’obbligo formativo, i giochi sono presto fatti.

Fallimento, fallimento, fallimento.

Quello che non si è ancora capito è che con questo andazzo volto a sfasciare enti virtuosi, cacciare furfanti e arrestare mascalzoni si è finiti col perdere di vista l’umanesimo della società. Di questo passo, le famiglie dei lavoratori della Formazione professionale continueranno a sbriciolarsi provocando la disgregazione di quella che è stata la cellula fondante della nostra collettività.


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