Derby Acr Messina-Palermo, vince l’equilibrio In chiaroscuro la prova fornita dai rosanero

C’è un vincitore nel derby più antico di Sicilia, quello tra Messina e Palermo. Sul neutro di Vibo Valentia ha vinto l’equilibrio ‘rappresentato’ da un 1-1 che rispecchia l’andamento di una gara non esaltante in termini di spettacolo ma che si è sviluppata su ritmi abbastanza buoni e con dei validi contenuti soprattutto sul piano agonistico grazie all’intensità mostrata nell’arco dei 90 minuti da entrambe le formazioni. Il concetto di ‘equità’ si adatta al verdetto del campo anche perché al triplice fischio finale sia l’ACR Messina che il Palermo possono guardare il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda della prospettiva da cui, dal proprio punto di vista, viene inquadrato il match. Masticano amaro sia gli uomini di Sullo, che pur avendo tenuto testa con personalità ad una delle squadre inserite dagli addetti ai lavori in prima fascia in ottica promozione non hanno conquistato l’intera posta in palio vanificando come avvenuto sabato scorso a Pagani una situazione di vantaggio, sia i rosanero (in completo bianco da trasferta allo stadio Luigi Razza) consapevoli del fatto che se avessero giocato il primo tempo con lo stesso piglio messo in campo nella ripresa il film della partita avrebbe potuto avere una trama diversa.

Il bicchiere mezzo pieno, in questo caso, è un’immagine riconducibile all’utilità di un punto che fa sempre bene, perché ottenuto in trasferta e oltretutto in un derby pieno di insidie e tradizionalmente ostico come dimostra il dato statistico relativo all’ultimo successo in casa di questo Messina che risale alla stagione 1992/93, e al modo in cui è stato conquistato: in rimonta (i biancoscudati erano andati in vantaggio al tramonto della prima frazione di gioco grazie ad un tap-in dell’attaccante Balde lesto a sfruttare una carambola propiziata da Marconi sugli sviluppi di un corner e battere un indeciso Pelagotti), evento che non si era ancora verificato in questa fase iniziale della stagione, e grazie ad un acuto – tocco ravvicinato sotto la traversa al 20’ del secondo tempo con la complicità del portiere Lewandowski in seguito ad un colpo di testa di Luperini imbeccato da De Rose – del neo-entrato Soleri. A dimostrazione che il tecnico Filippi ha tante frecce nella sua faretra e che anche la panchina è popolata da elementi in grado di lasciare il segno e mettere l’allenatore in difficoltà nelle scelte.

Esame superato? Con una sufficienza il Palermo diciamo che se l’è cavata ma la prossima volta, a prescindere dal rigore fallito da Floriano nelle battute iniziali della ripresa che va derubricato come un episodio, l’elaborato preparato dalla squadra deve essere presentato con meno sbavature. Non ci vuole molto per consegnare al termine del compito un foglio più pulito: l’importante è non ripetere la prova del primo tempo, frazione di gioco in cui la compagine di Filippi ha mostrato disordine e poche idee con scarsi rifornimenti ai giocatori deputati alla fase offensiva (nell’ambito dell’iniziale 3-4-2-1 in ombra Floriano e Dell’Oglio sulla trequarti a supporto di un Brunori che si è acceso solo ad intermittenza andando vicino al gol nel finale, tuttavia, subito dopo una clamorosa chance fallita da Busatto a tu per tu con Pelagotti), ed evitare errori da matita blu in fase difensiva. C’è una nota positiva da inserire nel registro che riguarda il pacchetto arretrato ed è l’esordio da subentrato (al 64′ al posto dell’infortunato Marconi) del neo-acquisto Perrotta bravo a mettere una pezza in un paio di circostanze ma, in generale, osservando gli sviluppi della sfida con i peloritani il tecnico non può ritenersi soddisfatto del rendimento di una difesa che, complici le prestazioni di singoli come Marong (subentrato al 32′ a Peretti out per un colpo all’occhio destro provocato da una pallonata) che non danno garanzie di affidabilità, è stata poco reattiva e molto spesso in affanno nel momento in cui era chiamata a contenere le proiezioni offensive dell’avversario.

Antonio La Rosa

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