da Giuseppe Scianò, Corrado Mirto e Francesco Marsala
riceviamo e volentieri pubblichiamo
La proposta, avanzata da più parti, di dedicare una piazza o una via ai FASCI SICILIANI dei LAVORATORI in ogni Comune della Sicilia è meritevole del massimo appoggio. A giudizio dellFns (Fronte nazionale siciliano), infatti, alla fine del secolo XIX quei lavoratori furono dei veri e propri eroi che lottarono per nuovi PATTI AGRARI e per nuovi RAPPORTI di lavoro; per la giustizia sociale; per lelevazione economica, culturale e morale della Sicilia tutta, ridotta – dopo lANNESSIONE al Regno dItalia e a seguito delle tragiche vicende che ne seguirono – a colonia di sfruttamento interna dello stesso Regno dItalia.
Va ricordato anche il contributo che i Socialisti Siciliani diedero alla riaffermazione della identità-storica, culturale e politica del Popolo Siciliano. Così come va ricordata la rivendicazione, coraggiosa per lepoca, dellAUTONOMIA della Sicilia contenuta nel MEMORANDUM che i Socialisti Siciliani consegnarono, nel 1896, al Commissario Regio Giovanni
CODRONCHI.
Agli Indipendentisti del Fronte nazionale siciliano appare, pertanto, inopportuno e fuori luogo che si continuino a dedicare monumenti (cosa, questa, avvenuta recentemente a RIBERA) proprio a Francesco Crispi, che contro i FASCI SICILIANI, usò il pugno di ferro, proclamò lo Stato dAssedio per tutta la Sicilia, costituì tre TRIBUNALI MILITARI (Palermo, Catania e Messina). E che autorizzò la polizia, i carabinieri e lesercito a sparare sui lavoratori stessi, senza alcun riguardo per le donne e per i bambini. Numerosi i morti ed i feriti.
Di CRISPI, noi Indipendentisti Siciliani, ricordiamo anche lAVVENTURA COLONIALISTA in AFRICA, nella quale morirono con migliaia di Italiani anche migliaia di Siciliani. LFns ritiene, altresì, doveroso ricordare quanto, a prescindere dalla tragica e sanguinosa storia dei FASCI SICILIANI, il personaggio CRISPI, sempre in primo piano nelle vicende risorgimentali, fosse chiacchierato per comportamenti pubblici e privati tutt’altro che esemplari. Ci sarebbe da scrivere migliaia di pagine. Ci limitiamo a citare un giudizio che non condividiamo pienamente, ma che è comunque significativo. Si tratta del giudizio che ebbe modo di dare a suo tempo Umberto I, secondo Re dItalia, e che è stato consegnato ai posteri dallAiutante di Campo, Marchese PAOLO PAOLUCCI, nel suo DIARIO, pubblicato dopo novantanni, nel secolo scorso, dallEditore RUSCONI.
Il Marchese PAOLUCCI nellannotazione del giorno 25 giugno 1895 così trascrive lautorevole, – per la verità troppo APODITTICA opinione del Re Umberto I: «CRISPI È UN PORCO» affermava il Re Sabaudo (padre della PATRIA ITALIANA almeno quanto il CRISPI) ed aggiungeva: «
MA UN PORCO NECESSARIO».
È una nota di colore che ci siamo permessi di riportare, ma come dicevamo nella sua pochezza è utile per comprendere meglio il PERSONAGGIO in questione. Non diverso è il parere che emerge, nel privato (e pertanto non ci dilunghiamo più di tanto) da parte della moglie di CRISPI a proposito delle continue e numerose frequentazioni adulterine dellanziano leader. Si pensi soltanto al fatto che – allorché fu coinvolto pesantemente nello scandalo della Banca Romana – ne uscì indenne dopo lunghe, travagliate e forse abilmente PILOTATE inchieste giudiziarie, che addirittura portarono allassoluzione finale di tutti gli indagati, fossero o non colpevoli. Eppure il crollo della Banca Romana aveva buttato sul lastrico migliaia di risparmiatori, centinaia di piccoli e grandi imprenditori ed aveva arrecato danni enormi alleconomia italiana (quella siciliana compresa) e allimmagine stessa del Regno dItalia in campo internazionale, oltre che nello Stivale.
In Sicilia lazione politica del CRISPI fu quella che fu. E purtroppo accompagnò con solerzia larretramento economico, morale e politico della Sicilia stessa, aggravando le tragiche situazioni già esistenti.
Che dire ancora di Francesco CRISPI? Diciamo infine che, POST-MORTEM, MUSSOLINI, al quale un precedente di DECISIONISMO allitaliana, faceva comodo, si diede da fare per creare un nuovo mito ed un altro grande italiano cui dedicare il culto della personalità ed anche qualche monumento, qualche strada, qualche piazza ecc.
Detto questo ci domandiamo se sia ancora il caso di dedicare monumenti e strade al Sig. CRISPI? Non sarebbe meglio che in SICILIA, si cancellassero le denominazioni delle strade a lui dedicate e si procedesse a conservare in appositi musei i monumenti che ricordano un personaggio che neppure il suo datore di lavoro stimava?
Ed infine, riaprendo la polemica sollevata dal giornalista GIULIO AMBROSETTI, non sarebbe opportuno, giusto e doveroso che analogo trattamento venisse riservato anche alle vie ed ai monumenti, in gran numero, dedicati nei Comuni Siciliani al RE dITALIA UMBERTO PRIMO?
Nota a margine
Sono perfettamente d’accordo con gli amici del Fronte nazionale siciliano: dobbiamo iniziare una battaglia civile per ‘liberare’ la Sicilia dalla statue di Crispi e dei Savoia. Idem per le vie e le piazze dell’Isola dedicate a questi personaggi. A partire da febbraio dobbiamo organizzare quella che è, in primo luogo, una battaglia culturale per liberare la nostra terra da queste ‘scorie’.
Su Crispi dico di più. Sono originario dell’Agrigentino e, segnatamente, di Sciacca, cittadina che dista qualche chilometro da Ribera. Dove, per motivi che non ho mai capito, vivono nel culto di Crispi, che vale molto meno – è una mia opinione, ovviamente – delle splendide arance che si coltivano da quelle parti. Da anni, a proposito della nascita di Crispi, sento raccontare una storia che voglio ‘girare’ ai lettori si Link Sicilia.
Stando a quello che sento raccontare da quando ero bambino, Crispi, checché ne dicano i riberesi, non sarebbe nato a Ribera. Dove, allora? La storia che si racconta è che la sua mamma lo avrebbe partorito in carrozza. Nella carrozza, con tanto di cavalli, che, da Palazzo Adriano, la stava conducendo a Burgio, da dove, poi, si sarebbe recata a Ribera.
Chi conosce quelle zone, sa che un bosco divide Palazzo Adriano da Burgio. In questo bosco esisteva – e forse esiste ancora – una strada che allora era percorribile in carrozza.
Allora: è vero quello che si racconta dalle mie parti? E cioè che Crispi sarebbe nato non a Ribera, ma in una carrozza sulla strada in mezzo al bosco tra Palazzo Adriano e Burgio? Ed è vero che avrebbe visto la luce mentre le ruote della carrozza percorrevano quella parte del bosco che faceva capo a Palazzo Adriano? Non lo so. Ho solo raccontato una storia che, ripeto, mi porto dietro da quando era bambino. Una storia che non cambia la sostanza della vicenda: Palazzo Adriano o Ribera, le statue di Crispi (e le vie e le piazze intitolare a suo nome) vanno sbaraccate. La Sicilia deve ricordare Crispi per quello che è stato: l’uomo di governo che ha represso nel sangue i Fasci siciliani dei lavoratori. Giusto, giustissimo sostituire il suo nome con quello dei protagonisti dei Fasci siciliani.
Giulio Ambrosetti
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