Crisi Pubbliservizi, bocciato concordato preventivo Si insedia curatore, appello sindacati alla Regione

L’ennesima doccia fredda arriva a inizio week end. La tribolata esperienza da presidente di Silvio Ontario si chiude con la bocciatura della sua ultima scommessa sul salvataggio della Pubbliservizi, la partecipata dell’ex provincia di Catania ostaggio di una crisi economica senza fine. Il tribunale di Catania ha respinto la richiesta di concordato preventivo avanzata a inizio 2018, quando il fallimento di una delle aziende pubbliche più importanti del Catanese sembrava scongiurato. La svolta, in quella fase, era stata la firma di un contratto di servizio quinquennale tra l’azienda e la città metropolitana di Catania. Un milione e 100mila euro mensili fino al 2022, versati dall’ente allora guidato dal sindaco metropolitano Enzo Bianco, a Pubbliservizi per la manutenzione delle scuole, la gestione della viabilità sulle strade ex provinciali e altri compiti storicamente svolti dalla partecipata. L’accordo era arrivato dopo una proroga autunnale e mesi di forti proteste: senza quel rinnovo del contratto i licenziamenti sarebbero stati inevitabili

Davanti alla certezza del ritorno della principale commessa della partecipata da circa 380 dipendenti, il management aveva fatto retromarcia sul fallimento. Adesso, però, il tribunale fallimentare ha respinto il piano b del concordato. Scatta così la nomina di un commissario giudiziale, Laura Montana Trezza, al posto di Ontario e un’azione immediata sui circa sei milioni di euro di debiti che, ad oggi, sbarrano la strada a qualsiasi salvataggio in extremis. Sulle possibili prospettive Maurizio Attanasio, segretario provinciale Cisl, non si sbilancia: «Innanzitutto serve conoscere le motivazioni della decisione del tribunale. Ricordo che l’ex sindaco Bianco aveva messo sul tavolo il terreno dell’ex Provincia dal valore di cinque milioni come garanzia», spiega a MeridioNews. Dalle reazioni dei sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl è arrivata una richiesta unitaria di un intervento risolutore dal fronte politico. «Anche perché la Regione ha già delle mancanze – aggiunge Attanasio – come il non adeguamento alla legge Madia ove prescrive, in ottica riassorbimento, la creazione di una lista regionale dei lavoratori delle aziende pubbliche in crisi». Anche per questo motivo capire dove salvare i posti di lavoro, ad oggi, è un rebus. «Sempre per la legge Madia, devono passare almeno due anni prima di creare una nuova Partecipata», aggiunge Attanasio. 

Si invoca soprattutto la mano d’aiuto della Regione: «Dovremmo capire, in realtà, che ne sarà delle ex Province perché non va dimenticato che – prosegue il sindacalista – la crisi parte dalla lunga incertezza sul futuro di questi enti». Domani alle 17 il neo commissario incontrerà le parti sociali e un altro dei nuovi attori in campo, il sindaco di Catania, nonché sindaco metropolitano, Salvo Pogliese. «Voglio rassicurare i lavoratori sul nostro totalizzante impegno a risollevare le sorti dell’azienda – ha detto Pogliese in una nota – irresponsabilmente ridotta ai minimi termini da alcune pregresse cattive gestioni e illusorie soluzioni». Il primo cittadino nella sua dichiarazione non pare far spazio al pessimismo: «La decisione del tribunale è un incoraggiamento a proseguire in modo più deciso l’azione di risanamento della partecipata, il cui contratto con la Città Metropolitana prosegue». 

Francesco Vasta

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