La tempistica degli appelli rivolti da Nello Musumeci al Movimento 5 stelle, l’altalena di attacchi e aperture nei loro confronti, le difficoltà della maggioranza di centrodestra in commissione Bilancio per fare approvare la Finanziaria. Messi in fila, sono questi tre fattori a spingere il gruppo parlamentare pentastellato a rimandare al mittente la richiesta del governatore di collaborare. Il presidente lo dice ormai da qualche settimana. Il 31 dicembre, intervistato da MeridioNews, aveva detto: «Ma certo, facciamolo il mini contratto con i Cinque stelle. Facciamone uno, due, tre. Ma allegato al contratto che abbiamo fatto con gli elettori siciliani. Nessuno può chiedermi di tradire la fiducia che ho ricevuto da quasi un milione di siciliani. Non possiamo azzerare il mio contratto, ma possiamo integrarlo». Apertura ribadita ieri in un’intervista a La Repubblica. E sempre ieri il gruppo regionale M5s si è confrontato durante una lunga riunione serale per analizzare lo stato delle cose che vede un parlamento regionale paralizzato, incapace di legiferare, una maggioranza di centrodestra che non intende approvare la Finanziaria proposta dal suo esecutivo senza avere in cambio l’impegno di fare passare una serie di emendamenti e, concluso il periodo legato all’approvazione dei documenti finanziari (Legge di stabilità e collegato), ecco le elezioni europee alle porte.
Così stamattina dai Cinque stelle è arrivato il comunicato ufficiale: «L’apertura di Musumeci? Più che un messaggio a noi è un chiaro segnale di fumo ai suoi alleati e ai collaborazionisti del Pd. Non possiamo non notare il repentino e inaspettato cambio di opinione del presidente della Regione rispetto a qualche settimana fa, ma questo, più che una reale apertura per risolvere i problemi della Sicilia, ha tutto il sapore della mossa di chi, in netta difficoltà a causa dei continui strattonamenti di giacchetta che non gli consentono di prendere con serenità le dovute decisioni per la Sicilia, vuole lanciare un messaggio chiaro alla sua compagine in vista della Finanziaria».
Non ora, insomma. «A inizio dicembre – ricorda la deputata pentastellata Angela Foti – anche noi abbiamo tirato le somme di un anno di attività parlamentare, riscontrando che l’Ars non aveva esitato nessuna norma. E abbiamo detto: sediamoci insieme al presidente, proviamo a trovare un accordo per fare le riforme importanti. Consorzi di bonifica, Iacp, il personale, l’urbanistica, le Ipab. E invece pochi giorni dopo Musumeci ribadì che non voleva fare ribaltoni e che noi eravamo in cerca di poltrone. Qualche settimana ancora e agli auguri di Natale di Diventerà Bellissima andò oltre, definendoci peggio di una calamità naturale. Cosa che onestamente non ci aspettavamo e che ci ha dato molto fastidio. Poi improvvisamente ha cambiato idea, la verità è che ha paura di non avere i numeri e detta in estrema sintesi, alliscia noi per richiamare i suoi all’ordine».
Niente contratto, dunque, alla vigilia di un passaggio d’aula decisivo come Finanziaria più collegato. E difficilmente questo tavolo si aprirà a ridosso delle elezioni europee, periodo durante il quale i deputati saranno impegnati nella campagna elettorale e verosimilmente le attività dell’Ars si ridurranno ulteriormente. «In ogni caso – conclude Foti – Musumeci deve fare pulizia nella sua maggioranza eterogenea e ballerina che comprende anche chi ha sostenuto Crocetta nella passata legislatura. Deve scegliere se concedere a questi soggetti pezzi di economia, la marchette nella finanziaria, o se vuole fare le riforme serie. E con chi le vuole fare. Altrimenti passeranno altri cinque anni in cui non faremo altro che pagare stipendi senza cambiare nulla».
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