Ciccio nel metrò

«Durante uno sciopero dovevamo dirottare gli autobus verso la stazione. Io sono salito e ho timbrato il biglietto, perché metti che la rivoluzione va male almeno non pago la multa». È quello che racconta Paolo Rossi in un suo spettacolo. È quello che abbiamo fatto anche noi, prima di cominciare il nostro giro nella metropolitana di Catania: ci siamo messi la coscienza a posto acquistando un bel pacco di biglietti da ottanta centesimi, pronti a timbrarli comunque, anche a dispetto delle circostanze, in ogni tappa del nostro viaggio sotterraneo. E poi ci siamo messi a girare per le stazioni, per controllare cosa funziona e cosa non va nel sistema dei controlli all’ingresso.
 
Un esperimento in due riprese, quello che documentiamo con questo filmato: la prima risale al 24 ottobre; la seconda a pochi giorni fa. Abbiamo ripetuto alcune delle nostre tappe a distanza di quasi due mesi, per verificare che ciò che avevamo visto non fosse frutto di una temporanea coincidenza. E, a quanto pare, non lo era.
 
Fermata della Stazione Centrale: quella che dovrebbe essere l’uscita rimane completamente aperta e priva di controllo, diventando dunque un ingresso ben più conveniente di quello al suo fianco, dove la solitaria macchina obliteratrice è perfettamente funzionante. Per chi volesse entrare dalla giusta direzione, ad ogni modo, timbrare il titolo di viaggio resta un optional: il tornello che dovrebbe lasciarci passare solo dopo la convalida del biglietto, in realtà, non opporrà la minima resistenza. Che voi abbiate o meno obliterato il vostro titolo di viaggio.
 
A indurre il passeggero a fare il suo dovere, certo, c’è sempre il timore di essere scoperto in un modo o nell’altro. Dal controllore, o almeno dagli addetti alla sicurezza che – a giudicare dalla spia rossa accesa sotto la telecamera di sorveglianza – immaginiamo osservino incuriositi, se non addirittura insospettiti, il nostro continuo passaggio. Due tizi che, in una metropolitana sulla quale non viaggia quasi nessuno, ballonzolano per un po’ intorno ai tornelli prima di mettersi in viaggio, sia pure alla fine con le carte in regola, dovrebbero perlomeno destare la curiosità di chi vigila e suggerire un controllo in più. Macché.
 
Eccoci in carrozza. Alla fermata del Porto, il conducente del treno scende lasciando la porta della cabina di pilotaggio completamente aperta, praticamente a nostra disposizione per tutto il periodo della sosta. Chiunque potrebbe entrare e fare ciò che vuole. Anche con strumenti, chiavi, estintori e quant’altro ci sia a portata di mano, tutto gentilmente offerto dal servizio della Circumetnea. Ripartiamo con destinazione Borgo. Il copione si ripete. Ancora una volta avere il biglietto non sembra una condizione necessaria per percorrere questa tratta. I tornelli si aprono e chiudono al nostro passaggio, possiamo entrare e uscire senza soluzione di continuità.
 
Scendiamo anche ad altre fermate. Alcune di queste, come quella di corso Italia, non presentano particolari disservizi. Altre invece ci permettono ancora qualche minuto di divertimento, con rapidi slalom tra i tornelli senza niente e nessuno che ci obblighi a timbrare alcunché. È il caso della fermata Galatea (uscita verso viale Ionio). Non abbiamo incontrato nessun controllore, nessun impiegato della metropolitana (eccezion fatta per il conducente del treno), nulla che impedisse a chiunque di viaggiare senza biglietto.
 
Tornati in superficie, la fermata Galatea ci regala un’altra sorpresa. La metropolitana offre infatti ai volenterosi la possibilità di acquistare il biglietto inserendo qualche moneta nelle apposite macchinette. A condizione che si verifichi un doppio miracolo. Primo, che le macchine, fuori uso da chissà quanto tempo, riprendano improvvisamente a funzionare. Secondo, che l’Italia cambi la sua politica monetaria e abolisca l’euro. Perché le macchine per i biglietti, almeno in questa fermata, sono ancora tarate in lire.

Marco Pirrello

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