Centri per l’impiego, cercasi 385 dipendenti Ma la Regione non ha le risorse per pagarli

Due delibere, approvate la sera dello scorso 29 gennaio, destinate a mettere ordine nel sistema per i servizi attivi per il lavoro. Ad annunciarlo a Meridionews è l’assessora regionale al Welfare, Mariella Ippolito, che racconta il contenuto dei due testi. La prima delle due delibere apre il sistema di accreditamento, secondo le linee guida nazionali fornite dal ministro Luigi Di Maio in vista dell’avvio del reddito di cittadinanza, a soggetti pubblici e privati per l’erogazione dei servizi attivi per il lavoro, aggiungendo però alcuni paletti alle agenzie private.

«È stato predisposto un nuovo modello – si legge nella delibera di giunta – che risponde a criteri di maggiore efficacia nella collaborazione tra pubblico e privato, nonché a una maggiore tutela degli utenti, inserendo la previsione di una valutazione preventiva dei requisiti necessari per l’erogazione dei servizi, di un fatturato annuo con almeno il 30 per cento scaturente da fonti di finanziamento diverse da quelle pubbliche, di un numero minimo di figure professionali presenti in ogni sede operativa», di cui almeno uno coerente con contratto di lavoro nazionale. In soldoni, la Regione chiede un minimo di garanzie di funzionamento alle agenzie private per il lavoro, prima di accreditarle. Compreso il fatto che i loro bilanci non contino esclusivamente su finanziamenti pubblici, ma che esista anche un’attività privata parallela. Ma c’è di più: la delibera di giunta prevede anche delle premialità «per i soggetti privati accreditati che procedono all’utilizzo anche delle persone di cui all’elenco ad esaurimento ex legge regionale 8/2016». Insomma, gli ex sportellisti.

Intanto a bocce ferme la Regione ha stilato, così come previsto nelle variazioni di bilancio dello scorso luglio 2018, il piano di rilevazione del fabbisogno e di utilizzo del personale nei centri per l’impiego dell’Isola. Da una prima ricognizione del personale, così come spiegato già qualche mese fa, gli operatori in servizio nei centri per l’impiego siciliani sono complessivamente 1.777, oltre il 20 per cento del totale dei funzionari in servizio nell’intero comparto su scala nazionale. Nonostante questa sproporzione già più volte evidenziata, ecco che la legge ha previsto una ricognizione per individuare i profili professionali mancanti nell’Isola. Si tratta di «profili specialistici utili alla erogazione dei più alti livelli di prestazione e al completamento della prestazione dei Lep, quali il colloquio di secondo livello, una più specifica e mirata presa in carico di soggetti in svantaggio, finalizzata a un accrescimento motivazionale, oltre che occupazionale».

«In considerazione di ciò – si legge ancora – le figure di cui risultano carenti i centri per l’impiego sono le figure specialistiche di orientatore». Per un totale, a livello regionale, di 385 profili mancanti. Ma per assumere queste persone non c’è copertura economica. Dalla relazione tecnica degli uffici si evince che ciascun orientatore o esperto in politiche attive del lavoro costerebbe alle casse regionali poco meno di 62mila euro lordi l’anno, per cui servirebbero in totale poco meno di 24milioni di euro. Fondi che naturalmente in questo bilancio lacrime e sangue, non troverebbero coperture da nessun capitolo. Dei 385 operatori, 193 coprirebbero le esigenze dei centri per l’impiego delle tre città metropolitane Palermo, Catania e Messina e i restanti 192 occorrerebbero nei Comuni minori. Ma al momento, senza copertura finanziaria, la delibera è destinata a restare lettera morta. A meno che i fondi nazionali per le figure di front-office previsti da Di Maio, non vengano indirizzati per l’assunzione degli orientatori.

Miriam Di Peri

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