Borse di studio: la parola a chi le ha vinte pt.1

Manca ormai solo l’ufficialità: da quest’anno gli studenti non potranno usufruire delle borse di studio che permettevano ai più meritevoli di frequentare corsi di tre settimane presso università straniere. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con chi di loro ha avuto la fortuna (ma più che altro il merito) di partecipare. Stella ci racconta la sua esperienza in Giappone, Maria Rita dal Marocco e Giulia dalla Tunisia.

 

Com’era strutturato il corso di lingua che hai seguito?

 

Stella: Erano previste sei ore giornaliere, tre la mattina dedicate allo studio della lingua e tre il pomeriggio dedicate allo studio della cultura, delle tradizioni o delle cerimonie tipiche della cultura giapponese (composizioni floreali, cerimonia del tè, tiro con l’arco, calligrafia ecc.). Alcune ore settimanali inoltre le abbiamo dedicate alla preparazione di uno spettacolo teatrale in lingua giapponese, con la collaborazione e l’aiuto degli studenti giapponesi che studiavano italiano.

Maria Rita: A Rabat le lezioni si svolgevano di mattina (dal Lunedì al Venerdì, h 8:30-13:00); il corso- che prevedeva Arabo Moderno, Dialetto marocchino e Storia- si è concluso con una verifica (scritta e orale).   

Giulia: Il corso prevedeva cinque ore giornaliere dal lunedì al venerdì. Le classi erano organizzante in base al livello raggiunto dallo studente ed erano dunque miste con un massimo di 15 studenti. Questo permetteva di partecipare attivamente alla lezione, che era esclusivamente in arabo!

 

 

Gli orari del corso erano flessibili da poter conoscere la città in prima persona?

 

Stella: Durante la settimana non avevamo molto tempo a disposizione ma ciò non ci ha precluso la possibilità di visitare comunque la città di Osaka avendo a disposizione l’intero weekend.

Maria Rita: Sì, perché il pomeriggio libero ci permetteva di visitare tranquillamente la città e svolgere i compiti assegnati per il giorno seguente.

Giulia: Sì, eravamo inpegnati solo la mattina, il pomeriggio era libero per effettuare il tour turistico di Tunisi e dintorni. Chi voleva poteva comunque usufruire di corsi extra il pomeriggio. Ad esempio corso di cucina tunisina, calligrafia, musica, dialetto tunisino, danza tunisina e poesia.

 

Pensi che il corso sia stato utile ai fini didattici?

 

Stella: Credo di si, abbiamo approfondito molti argomenti già affrontati durante l’anno accademico e incontrato argomenti nuovi. Abbiamo avuto inoltre la possibilità  di conversare e confrontarci quotidianamente con studenti giapponesi e credo che questo abbia influito notevolmente sulle nostre capacità di produzione e comprensione orale.

Maria Rita: Solo in parte, purtroppo: le lezioni di Arabo Moderno sono risultate, a mio parere, ripetitive (ricordo che il giorno prima della verifica la professoressa ci ha spiegato il ‘duale’, argomento trattato dal prof.Hannachi il primo semestre del I anno) e inutili (spesso la lingua scelta per “tradurre”una frase era il Francese. Poco sforzo per chi avrebbe voluto imparare l’arabo, poca soddisfazione per chi-come me-sconosce quella lingua).

La didattica delle altre due materie, invece, è stata più stimolante e proficua.

Giulia:Utilissimo.Avere la possibilità di scrivere ed esprimersi in arabo giornalmente è stata unica.

 

Qual è il ricordo più significativo che hai di quell’esperienza e come la giudichi in definitiva?

 

Stella:I ricordi sono tanti e tutti significativi; ricordo l’affetto con cui ci hanno salutato gli studenti giapponesi prima di andar via, le feste, le gite e le lunghe conversazioni con la mia “mamma” giapponese davanti ad una tazza di caffè prima di andare a dormire. Se devo dare un giudizio definitivo non posso che definirla una delle esperienze più belle e significative della mia vita,, credo sia una di quelle occasioni che poche volte nella vita e sempre più difficilmente ci vengono offerte, una possibilità che auguro a tutti.

Maria Rita: E’ difficile selezionare un momento…se con ‘esperienza’ intendo anche le  escursioni del fine settimana, direi la magia del deserto, o i colori/profumi/sapori di Marrakesh, o il volto di quel bambino appoggiato allo stipite di una porta…ma è stato anche significativo il nostro spirito di adattamento nell’alloggio studentesco!

Ritengo che sia stata un’opportunità di confronto, conferma e crescita.

Giulia: L’esperienza è stata positiva come positivi sono del resto i ricordi. Forse ricordo con più piacere il pomeriggio quando ci riunivamo in gruppi per completare gli esercizi “per casa”, quindi un momento di studio si trasformava allo stesso tempo in un momento di divertimento.

 

Questa esperienza può essere considerata una vera e propria palestra di vita. Pensi che il tuo percorso professionale e la tua preparazione universitaria sarebbero diverse se non ne avessi usufruito?Quanto ha influito nel tuo percorso di vita e professionale in genere?

 

Stella: Credo che questa esperienza abbia in parte contribuito alla mia preparazione universitaria, ma credo anche che abbia influito ancor più nel mio percorso di vita avendomi dato la possibilità di entrare in contatto con una cultura profondamente diversa dalla nostra e affascinante allo stesso tempo, di conoscere nuove persone con cui ho scoperto di avere molto da condividere, di osservare la realtà da angolazioni diverse.

Maria Rita: Credo che la mia preparazione sarebbe rimasta astratta e nozionistica; il mio percorso professionale sarà sicuramente arricchito da quest’esperienza, che mi ha permesso di toccare ciò che mi spingeva verso la cultura araba. Lo studio sui libri non basta ad alimentare la motivazione: serve una conoscenza diretta e personale. 

Giulia: Sicuramente la mia preparazione universitaria non sarebbe stata la stessa senza questo corso all’estero. Quest’esperienza è stata allo stesso tempo un’esperienza professionale e di vita. Sono necessarie spirito di adattamento e forza di volontà. Solamente con questo tipo di esperienze si riesce a capire se la strada che si sta intraprendendo è quella giusta.

 

Le borse di studio per quest’anno non ci saranno. Cosa ne pensi?

 

Stella: Credo che agli studenti sia stata tolta una grande opportunità, una delle poche opportunità che la nostra università offriva.

Maria Rita: Penso che gli studenti perderanno qualcosa che non si può definire esattamente: la borsa di studio non rappresenta solo una somma di denaro assegnata a chi ha il voto più alto, dovrebbe essere un contenitore di altro…qualcosa in cui si tiene l’Altro.  

Giulia: Penso che sia una grande perdita per la facoltà di lingue e per i suoi studenti. A questo punto credo di essere stata molto fortunata ad averne usufruito in tempo.

Redazione Iblalab

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