Blutec, firmata cassa integrazione per gli ex dipendenti «Questo spazza via ogni sterile speculazione politica»

«È autorizzata la corresponsione del trattamento straordinario di integrazione salariale in favore dei lavoratoti dipendenti della Spa Blutec con sede in Pescara ed unità di zona industriale viale I maggio Termini Imerese, per un massimo di 668 unità lavorative, per il periodo dal 18 ottobre 2019 al 17 ottobre 2020». Via libera alla proroga e al pagamento della cassa integrazione per i lavoratori di Blutec e dell’ex Ilva. Lo prevede il decreto firmato dal nuovo direttore generale degli ammortizzatori sociali del ministero del Lavoro Agnese De Luca. Nomina, la sua, decisa dalla ministra Nunzia Catalfo, e che ha permesso di evitare l’interruzione dell’erogazione degli ammortizzatori sociali, che rappresentano uno strumento di sostegno al reddito fondamentale per migliaia di lavoratrici e lavoratori duramente colpiti dalla crisi. Il direttore generale non appena insediato ha subito firmato con urgenza, appena ieri, il decreto per l’autorizzazione ai pagamenti dei lavoratori dell’Ilva in amministrazione straordinaria (dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020) e per quelli di Blutec (dal 18 ottobre 2019 al 17 ottobre 2020), dopo appena due settimane dalla presentazione dell’istanza, datata infatti 7 gennaio.

«La firma in via prioritaria del decreto di cassa integrazione Blutec, assieme a quello ex Ilva, è l’ennesima conferma del massimo impegno del governo Conte e della ministra 5stelle Nunzia Catalfo in questa direzione e spazza via qualsiasi sterile speculazione politica», commenta il deputato dei 5 Stelle all’Ars Luigi Sunseri. Tirano un sospiro di sollievo gli ex dipendenti, già pronti a mobilitarsi in caso di un esito meno felice. «Si è provato a dare un sostegno immediato a queste due vertenze che sono tra le più importanti in Italia e che purtroppo vedono coinvolte migliaia di persone, è un segnale – puntualizza ancora Sunseri -, è chiaro che nel Paese ci sono centinaia di vertenze e meritano tutte l’attenzione del ministro, però siccome bisognava dare una priorità, si è deciso di partire da questa». Ma il deputato è il primo a essere consapevole che la cassa integrazione non è ovviamente la soluzione a una vicenda drammatica che si trascina ormai da tempo.

«Dobbiamo pensare, piuttosto, che è una mossa non risolutiva ma utile e necessaria per non mandare all’aria tutto il sistema economico del territorio. Ma è evidente che bisogna lavorare con lo Sviluppo economico per trovare una soluzione a quella che sta diventando una storia davvero paradossale. Una soluzione che possa, ancor di più, aiutare il territorio a rinascere puntando su ricerca, innovazione, sviluppo. Pensare ancora all’Automotive come si pensava cinque, sei, sette anni fa è inimmaginabile, anche perché nel corso si è dimostrato con tutti i governi che ormai non è più pensabile – spiega ancora Sunseri -. Dobbiamo, quindi, provare a trovare una soluzione di lavoro, che è la cosa più importante». E che, poi, anche quello che chiedono proprio tutti i dipendenti dell’ex Fiat: lavoro.

«La cassa integrazione era necessaria ed era giusto farlo nel più breve tempo possibile, visto che queste persone non percepivano reddito già da ottobre. Non dare la stura necessaria lo fa diventare un enorme problema sociale. Ma il fatto – torna a dire – che il nuovo direttore generale abbia deciso di partire da questa vicenda significa dire a queste persone che non sono sole, che il governo sta lavorando davvero per loro. Ci sono tantissimi vertenze in Italia, non era per niente scontato che si partisse da Blutec, ma è stato ritenuto che dovesse essere la prima insieme a quella dell’ex Ilva, perché ritenute fondamentali per il rilancio del Sud, era giusto dare questo segnale politico. Non risolve nulla, ma permette almeno a queste persone di vivere un po’ più serenamente. Guardando all’obiettivo principale comunque: permettere loro di tornare a lavorare».

Dello stesso avviso anche il segretario generale Fiom Cgil Roberto Mastrosimone, che più volte ha posto l’accento sulla costante e paziente attesa, da parte dei lavoratori, di soluzioni industriali concrete da parte dei commissari, «lo chiediamo al governo regionale e a quello nazionale, perché Fiat è andata via nel 2011…significa che queste persone si ritrovano puntualmente in questa situazione da nove anni ormai». Per questo oltre la pezza dell’ammortizzatore o della cassa integrazione, occorre trovare una soluzione che sia definitiva. «Credo in un percorso sano e istituzionalmente corretto – torna a dire Sunseri – che permetta all’intero comprensorio, perché i lavoratori vengono da tutta la provincia, di tornare a produrre economia, alla fine ne godranno tutti, non solo chi riceve lo stipendio». 

Silvia Buffa

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