L'amore impossibile tra due forze che vorrebbero - forse - stare insieme, ma non possono farlo per la guerra che impazza tra i due casati a livello nazionale. E ora è contesa su chi rappresenterà il fronte progressista
La tormentata storia del matrimonio tra Pd e M5s in Sicilia Di Paola: «Ho chiamato Chinnici, ma riconciliazione difficile»
Se quella che si consuma con estrema puntualità sotto ogni elezione nel centrodestra ha tutti i tratti della telenovela, la vicenda che coinvolge in questi giorni Partito democratico e Movimento 5 stelle in Sicilia sembra uno di quei film drammatici alla Via col vento, con i due protagonisti uniti dall’amore, o meglio, dall’avversione verso il nemico comune – il governo Musumeci -, ma divisi dalla guerra che impazza tra le loro rispettive casate a livello nazionale. Sullo sfondo, Caterina Chinnici, candidata presidente designata da una coalizione che non sa ancora se sarà quella che si è misurata sul campo nei confronti che hanno portato alla sua nomina dopo le presidenziali, le primarie di un Fronte progressista che potrebbe non essere più quello della settimana scorsa e di cui Pd e 5stelle si contendono la titolarità.
«Vediamo quali saranno gli scenari e che tipo di percorso faremo», una sorta di «domani è un’altro giorno», pronunciato non da Rossella O’Hara, ma da Nuccio Di Paola, referente siciliano del Movimento 5 Stelle, che non esclude un ritorno all’unità di intenti con il Partito democratico, ma presenta quello che è un quadro che ad oggi sembra parlare di un amore impossibile. «Il punto è che noi abbiamo detto che stavamo costruendo il fronte progressista – dice Di Paola a MeridioNews – Il termine progressista individua determinate forze politiche e mi sembra che con le prese di posizione a livello nazionale il Pd si stia mettendo fuori da questo fronte. Come faremo a raccontare ai siciliani che in un election day o in due elezioni – Nazionali e Regionali – due partiti che un giorno se la danno di santa ragione e un’ora dopo, cambiando il contesto, dicono di stare insieme?».
«O racconti una visione che possa portare allo stesso percorso, oppure non ha senso. Abbiamo due visioni diverse dell’Italia – prosegue il capogruppo pentastellato all’Ars – Il Pd punta all’agenda Draghi, noi no. E così non va: la visione deve essere similare, solo così potremmo presentare una buona proposta». Sull’altro fronte, intanto, poche parole, misurate, nessuna uscita che potrebbe destabilizzare un ambiente pervaso da un clima già teso. Anche se da entrambe le parti, sembra esserci un certo rammarico per la piega presa a livello nazionale. «Stamattina ho telefonato a Caterina Chinnici per farle i complimenti – conclude Di Paola – ho sentito anche Barbagallo (il segretario regionale del Pd ndr) e in una battuta gli ho ricordato che Chinnici non ha la tessera del partito. Ma se continuerà quello che sta succedendo sullo scenario nazionale, con un Pd che lavora in continuazione per escluderci, non ci sarà modo di continuare questo percorso in Sicilia. Noi rimaniamo comunque coerenti e porteremo avanti l’agenda sociale, vogliamo sempre costruire quel fronte progressista di cui da qualche anno continuiamo a parlare».