Ars/ Regione commissariata? La parola ad Alessandro Baccei

La scorsa settimana la lunga crisi che da mesi blocca il Governo del’Isola e l’Assemblea regionale siciliana sembrava risolta. Invece ieri, ascoltando gli interventi andati in scena a Palermo, nel corso dell’assemblea regionale del Pd siciliano dimezzata dalla assenze, si è capito che la sintesi politica, all’interno di questo Partito, è ancora di là da venire. 

Tanti, ancora, i nodi da sciogliere. Forse perché troppe, nei mesi scorsi, sono state le forzature operate dal Governo di Rosario Crocetta. Due, in particolare, gli interventi critici registrati ieri: quello del parlamentare nazionale, Angelo Capodicasa, e quello dell’ex assessore regionale al Bilancio, Franco Piro. Entrambi hanno posto l’accento sui rapporti finanziari tra Regione e Stato, oggi troppo sbilanciati in favore di Roma. 

La verità è che quelli che Piro ha definito “gli accordi sciagurati” tra il Governo nazionale e il Governo regionale pesano ancora, e tanto, sul dibattito politico in corso. Il presidente Crocetta, forse per ingraziarsi il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha rinunciato, per tre anni, agli effetti di contenziosi con lo Stato. Contenziosi in alcuni casi già vinti davanti la Corte Costituzionale. In ballo c’erano 5,4 miliardi di euro. 

In cambio, da Roma, sarebbero dovuti arrivare 550 milioni di euro. Che, però, nessuno ha ancora visto. Tutto questo mentre intere categorie sociali della Sicilia sono senza soldi. Basti pensare che, per finire di pagare la stagione dei forestali, è stato sbaraccato il fondo di rotazione della Crias (Cassa regionale per le imprese artigiane) pari a 20 milioni di euro. 

In pratica, per pagare la spesa corrente si stanno utilizzando le risorse di un fondo di rotazione – che in quanto tale si autoalimenta – penalizzando le imprese artigiane e le aziende agricole siciliane. Una follia. Il tutto in forza di una legge regionale palesemente incostituzionale che, nel silenzio generale, la scorsa settimana, è passata dal vaglio di un ormai silenzioso Ufficio del Commissario dello Stato per la Regione siciliana. 

La prova, per chi avesse ancora dubbi, che la gestione delle finanze regionali è commissariata. E che quello che il buon senso prima che la legge dovrebbe vietare – e cioè utilizzare le risorse per investimenti come spesa corrente – diventa lecito se a volerlo è uno Stato che risparmia sulla pelle delle aziende siciliane ancora in piedi.

Sotto questo profilo, sarà molto interessante la prima audizione del nuovo assessore all’Economia, il romano Alessandro Baccei, prevista per mercoledì prossimo in Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars. Dalle parole di Baccei si dovrebbe capire qualcosa in più circa le intenzioni del Governo nazionale. 

Il tema è estremamente delicato. E riguarda due scenari: il Bilancio regionale la gestione della nuova Programmazione dei fondi europei 2014-2020. Nel secondo caso parliamo del futuro di oltre 5 milioni di siciliani. 

Sul fronte del Bilancio regionale Roma ha già preso tutto quello che poteva prendere. E cioè 915 milioni di euro nel 2013 e 2,3 miliardi di euro circa quest’anno. In più, come già ricordato, ha incassato il sì di Crocetta alla rinuncia degli effetti dei contenziosi per tre anni. Di fatto, togliendo quasi tutte le risorse finanziarie disponibili alla Sicilia, sarà Roma – attraverso Baccei (che è, lo ricordiamo, espressione del sottosegretario Graziano Delrio) – a decidere quali categorie economiche e sociali della nostra Isola saranno meritevoli di ricevere le risorse. 

Di fatto, com’è stato sottolineato ieri da Piro nel corso dell’assemblea del Pd, è un commissariamento che sa tanto di «guai ai vinti»: da qui le polemiche di una parte del Partito democratico siciliano che non accetta questo dato di fatto politico. 

Ma c’è un altro retro-pensiero. L’assessorato all’Economia è il più «politico» tra tutti gli assessorati. Non tanto e non soltanto perché gestisce il Bilancio, ma anche perché coordina la programmazione della spesa dei fondi europei. La Sicilia è indietro nella spesa di queste risorse. E il Decreto Sblocca Italia, guarda caso, prevede l’intervento sostitutivo dello Stato in caso di ritardi nella spesa dei fondi europei. 

Il timore, insomma, è che Roma metta anche il cappello anche sulla spesa dei fondi europei destinati alla Sicilia, con buona pace dell’Autonomia siciliana. Su questi e su altri temi si capirà di più mercoledì, quando Baccei illustrerà in Commissione Bilancio e Finane dell’Ars le linee-guida del lavoro che intende svolgere.  E forse sarebbe bene rendere pubblica la seduta, se è vero che lo stesso presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, di solito molto misurato, la scorsa settimana, in Aula, ha ricordato all’assessore Baccei che la Sicilia potrebbe ben operare se Roma evitasse di fare man bassa delle risorse finanziarie della Regione.

Un altro tema che dovrebbe essere affrontato questa settimana è quello delle Province. I commissari straordinari sono scaduti il 30 ottobre. Per ora c’è una strana gestione da parte funzionari regionali in forza di una delle tante forzature amministrative operate dall’attuale Governo regionale. 

L’obiettivo dovrebbe essere quello di approvare una legge per ripristinare i commissari straordinari in attesa che si approvi la riforma definitiva. Si profila un nuovo papocchio amministrativo, a giudicare da quello che si legge nelle ‘carte’. Non dovrebbero essere confermati gli ex commissari ormai in pensione in forza della legge Madia. Mentre alcuni deputati vorrebbero introdurre agli esterni all’Amministrazione. Iniziativa, quest’ultima, che sembra fatta apposta per impedire che Antonio Ingroia venga rinominato alla Provincia di Trapani.  

Vedremo quello che succederà martedì prossimo in Aula.             

Giulio Ambrosetti

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