Il 47 per cento dei tagli sui finanziamenti dalla Regione Siciliana e i crediti vantati nei confronti del Comune di Catania. L’Azienda metropolitana trasporti etnea rischia seriamente di dovere chiudere i battenti per l’impossibilità di andare avanti. «La situazione è veramente disastrosa», dichiara a MeridioNews Giacomo Bellavia, presidente del consiglio di amministrazione dell’Amt. «Senza contributi pubblici non è possibile garantire un servizio come il nostro – continua – Non dico che Amt sia un’azienda efficiente: non lo è, e stiamo lavorando per migliorarla. Ma la questione è più ampia e se salta tutto non è colpa nostra». Già da lunedì, intanto, i primi risultati del dissesto sul trasporto urbano potrebbero rendersi tangibili: si paventa uno stop all’erogazione degli abbonamenti gratuiti per i disabili e l’aumento del costo del biglietto. Da un euro (che è la tariffa attuale grazie al contributo di Palazzo degli elefanti) a 1,40 euro (che è, invece, quanto dovrebbe costare secondo il tariffario della Regione Siciliana).
L’allarme lanciato da Bellavia parte da una lettera: l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone l’ha spedita ieri agli enti locali, per comunicare loro che sarà necessario decurtare del 47 per cento i contributi che Palermo invia ai municipi per gli autobus urbani. A partire dall’1 luglio. Una vera e propria stangata, prevista dalla legge di Stabilità regionale, che sarà possibile evitare solo se il governo nazionale e il parlamento approveranno una legge che consenta di spalmare su un trentennio il disavanzo della Regione Siciliana. Se questo non accadrà in tempi brevi, il risultato saranno i tagli lineari. «È una bomba atomica – continua Bellavia – Così possono chiudere tutte le aziende che si occupano del trasporto pubblico locale».
L’Azienda metropolitana dei trasporti di Catania percepisce dalla Regione circa 18 milioni di euro l’anno, cioè una percentuale di bilancio che si avvicina al 40 per cento. «Senza un intervento risolutivo da Roma non potremo fare nulla. Non possiamo stringere la cinghia e sopravvivere, i margini non ci sono». Un ulteriore 40 per cento del bilancio di Amt, sempre 18 milioni di euro, arriva da Palazzo degli elefanti. Mentre il restante 20 per cento è ripartito tra piccoli finanziamenti ulteriori, incassi di biglietteria ed entrate provenienti dai parcheggi gestiti dalla partecipata comunale. Il 30 giugno, però, scadrà la proroga del contratto di servizio firmato con il Comune di Catania e di notizie sul futuro ancora non ce n’è.
Anche perché quale futuro si possa immaginare non si sa. Il Comune dovrebbe rivedere il contratto immaginando delle economie anche lì, ma senza che il governo si impegni per bloccare gli interessi e le restituzioni dovute dagli enti locali in condizioni di dissesto il trasporto locale sarebbe solo uno delle decine di problemi che il sindaco Salvo Pogliese e la sua giunta si troverebbero costretti ad affrontare. Con le casse completamente vuote e nessuna speranza di vederle riempirsi a sufficienza. «Al 31 dicembre 2018 abbiamo stimato crediti dal Comune per 24 milioni di euro – continua Giacomo Bellavia – ma di quelli, ovviamente, si occuperà l’organismo straordinario di liquidazione». Per il 2019 «qualcosa è arrivato, ma ci mancano ancora i rimborsi delle integrazioni del Comune: se i disabili hanno gli abbonamenti gratis e i biglietti costano un euro anziché 1,40 euro è perché il municipio paga l’Amt per quello che Amt perde da queste agevolazioni. Se il Comune non paga, da lunedì dobbiamo correre ai ripari».
Ancora una volta, a pagare saranno le categorie più deboli. Non semplicemente gli utenti del trasporto pubblico, per di più quelli nelle condizioni più disagiate. «Dovremo riportare i biglietti a 1,40 euro», ammette Bellavia. Il taglio che Amt può sopportare, sostiene il presidente del consiglio di amministrazione, si aggira intorno al 10/15 per cento. Oltre non saranno solo lacrime e sangue, «è proprio rischio chiusura. Se la Regione conferma il taglio, chiudiamo. Se il Comune non ci proroga il contratto, chiudiamo: su questa vicenda, per fortuna, siamo in contatto costante con il sindaco e l’assessore al Bilancio. Nel frattempo tentiamo di fare il possibile». Per esempio, sono stati tagliati gli straordinari. Poca cosa rispetto al baratro ormai vicinissimo.
Ma dal contrasto all’evasione si potrà guadagnare qualcosa? «Pochissimo. Con la possibilità di acquistare il titolo di viaggio in vettura abbiamo ottenuto qualche lieve risultato. Stiamo pensando di mettere i tornelli sugli autobus, per vedere se funziona. In qualche città sono già stati sperimentati – conclude il presidente Amt – Le aziende virtuose dai biglietti prendono circa il 20 per cento del proprio bilancio. Noi siamo al dieci, e abbiamo margini di miglioramento. Ma il punto, ovviamente, non è quello: gli autobus sono un servizio pubblico, non possono mai diventare economicamente remunerativi. Toccare i contributi pubblici significa ucciderlo e questo deve essere chiaro a tutti». Un messaggio chiaro diretto a istituzioni locali, regionali e, soprattutto, nazionali. L’emergenza, intanto, è dietro l’angolo.
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