Autobus, Regione taglia metà risorse a Comuni e privati «È una bomba atomica, così il trasporto pubblico chiude»

Un taglio drastico che potrebbe rappresentare un colpo mortale per il trasporto pubblico locale in diverse città. La Regione siciliana ha comunicato ai Comuni interessati e ai privati che effettuano le corse extraurbane che dal primo luglio scatterà un taglio del 47 per cento delle risorse destinate al settore. La scure sui servizi di autobus urbani ed extraurbani è legata al mancato accordo tra la stessa Regione e il governo nazionale sulla possibilità di dilazionare 560 milioni di euro di disavanzo regionale su 30 anni. Una contrattazione che va avanti da mesi ma che, al momento, non vede ancora una soluzione. 

Così l’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone insieme al dirigente generale Fulvio Bellomo e alla dirigente Dora Piazza hanno inviato una lettera ai soggetti coinvolti, in cui si spiega che lo stanziamento complessivo nella Finanziaria 2019 per i servizi di trasporto pubblico locale, inizialmente pari a 164 milioni di euro, verrà tagliato di 48 milioni. Tecnicamente si chiama «temporaneo accantonamento negativo». Sostanzialmente «un congelamento dei fondi», precisano dal dipartimento Trasporti. Nei fatti, visto che all’orizzonte non si intravede la luce, un taglio.

L’assessore chiede quindi alle aziende private «di fare pervenire entro il 15 giugno le proposte di adeguamento dei programmi di esercizio per il restante periodo di gestione, in misura corrispondente alla riduzione finanziaria del 47,3 per cento». Si chiede, cioè, alle ditte di spiegare entro 15 giorni come pensano di far fronte, da luglio a dicembre, a un taglio di quasi la metà delle risorse. Allo stesso modo si invitano i Comuni e le loro aziende municipalizzate di trasporto, a «tenere in debito conto la probabilità della sopra menzionata riduzione dei trasferimenti regionali per le attività di propria competenza». Lo scenario più probabile è quindi quello di una contrazione importante dei servizi ai cittadini. 

«È una bomba atomica – commenta Giacomo Bellavia, presidente del consiglio di amministrazione dell’Amt di Catania – Così possono chiudere tutte le aziende che si occupano del trasporto pubblico locale». L’Azienda metropolitana dei trasporti di Catania percepisce dalla Regione circa 18 milioni di euro l’anno, cioè una percentuale di bilancio che si avvicina al 40 per cento. «Tramite l’associazione di categoria Astra chiederemo un incontro al presidente Nello Musumeci e un intervento del governo nazionale: il taglio è una cosa enorme, che colpisce tutto il comparto». 

Stessa intenzione espressa dall’assessore alla Mobilità del Comune di Messina, Salvatore Mondello. «Così si paralizza un sistema – spiega – perché questo è un settore a perdere, non si può certo reggere solo con le entrate dei biglietti. Si tratta di un’azione unilaterale, non concordata e immotivata. Da un lato si fanno proclami su quanto è bello e utile il trasporto pubblico, poi nei fatti si fa altro. E a pagare – conclude – è sempre il cittadino». A essere allarmato è anche Giusto Catania, assessore alla mobilità a Palermo, con delega all’Amat. «Mi pare preoccupante che la Regione continui a tagliare soldi al trasporto pubblico – dichiara – Ovviamente sono molto più preoccupato per il servizio di trasporto urbano, anche se Palermo è terminale per moltissimi studenti e lavoratori che utilizzano i mezzi pubblici per arrivare in città. Adesso tenteremo di capire l’incidenza che questo avrà sul trasporto urbano a Palermo e più complessivamente sulla città. Bisogna aprire – conclude – un tavolo di discussione che coinvolga tutti i Comuni. È un problema generalizzato».

Salvo Catalano

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