Le Amministrative di giugno dovranno essere le elezioni della revanche leghista in Sicilia. Non tanto sul piano elettorale. Il boom del 4 marzo è ancora sotto gli occhi di tutti, incarnato da quel 5 per cento su base regionale impensabile fino a poco tempo fa e che ha reso la nuova Lega di Matteo Salvini il secondo partito del centrodestra isolano. La revanche dovrà arrivare sul piano strettamente politico, quello cioè del rapporto con gli alleati e del riconoscimento di un posto al sole su cui finora si sono registrate soltanto porte chiuse. La ferita più grande, a sentire varie voci dalla classe dirigente reclutata negli anni da Salvini e che oggi si ritrova a maneggiare un inatteso tesoretto di consenso, resta sempre quell’assessorato negato all’interno della giunta di Nello Musumeci. Il disagio aumenta quando la posizione della Lega viene paragonata a Fratelli d’Italia. Gli uomini di Giorgia Meloni, il cui partito è stato superato dai salviniani nelle percentuali alle Politiche, sarebbe trattati dagli altri partner del centrodestra, in primis Forza Italia, con quella «pari dignità» che invece nei confronti della Lega sarebbe rimasta solo sulla carta.
La linea del Carroccio isolano, dunque, è chiara: far pesare sugli equilibri di coalizione non solo i rapporti di forza determinati dalle Regionali, ma anche l’aura della scalata della Lega, già davanti a FI sul piano nazionale, alla leadership del centrodestra. Peccato però che gli alleati sembrano proprio non sentirci. Ecco che allora le Amministrative diventano il tavolo di un braccio di ferro che stavolta potrebbe non giocarsi solo nel chiuso delle segreterie di partito.
La Lega parte da Catania per marcare la nuova andatura: Angelo Attaguile, l’ex deputato Pdl già segretario nazionale di Noi con Salvini, ha annunciato la sua candidatura a sindaco sganciata dall’alveo del centrodestra, orientato a convergere sul lanciatissimo europarlamentare forzista Salvo Pogliese. Proprio il veterano dal background democristiano guida la reazione del Carroccio, unico fra i leader leghisti di Sicilia a non centrare l’elezione al parlamento nazionale. Ci sono invece riusciti i suoi rivali di partito Alessandro Pagano e Carmelo Lo Monte, gli altri ex moderati arruolati da Salvini nel corso dell’operazione radicamento nel Mezzogiorno, inaugurata con il contenitore Noi con Salvini e sfociata nel pieno di voti delle ultime Politiche. Al fianco di Attaguile, nella squadra dei delusi, c’è Tony Rizzotto, il primo leghista sbarcato a Palazzo dei normanni che non perde occasione per rimarcare il proprio disagio rispetto alla maggioranza di Musumeci.
Mentre su Messina – un’altra delle grandi città siciliane chiamate al voto a giugno – si naviga ancora a vista, a Siracusa è stata presa un’altra decisione di rottura. La Lega ha lanciato infatti Ciccio Midolo, veterano del consiglio comunale aretuseo con in tasca la tessera del Carroccio addirittura dal 1989. «Ci fosse il centrodestra unito sarei pronto a fare un passo indietro – precisa però a MeridioNews Midolo, che ha anche militato in FI – abbiamo tentato di convincere gli alleati a fare le primarie, senza riuscirci». Il panorama resta così frammentato, con almeno altre quattro candidature a sindaco tutte della stessa area politica: Ezechia Paolo Reale, vicino a Forza Italia, Fabio Granata, l’ex deputato regionale Vincenzo Vinciullo e Massimo Milazzo.
Da Ragusa, infine, potrebbero arrivare altri colpi di scena. Il tavolo del centrodestra è anche qui chiassoso e affollato e tutti gli attori si sono dati appuntamento ai prossimi giorni per trovare la via dell’unità. Non è ancora chiaro se anche qui il Carroccio esprimerà un candidato slegato dal centrodestra; intanto però la Lega iblea ha da poco abbracciato la consigliera comunale Manuela Nicita, fuoriuscita in polemica dal Movimento 5 stelle. Casalinga che incontra la politica nel 2013 quasi per caso: «Sono stata eletta grazie al premio di maggioranza, senza cercare un voto. Il sindaco Piccitto doveva chiudere la lista, cercavano una donna e mi chiesero il favore», racconta a MeridioNews la 44enne. Con la giunta ragusana a 5 stelle la rottura è poi maturata in tempi brevi: «Mi sono subito resa conto che con il M5s tutto in realtà restava fermo, Di Maio e il sindaco parlano di un modello Ragusa che però non esiste». Nicita, prima della sua vita grillina, aveva sempre votato a destra e così, adesso che c’è Salvini, è scoccata subito la scintilla: «Ho aderito al suo programma, l’unico che può dare un futuro alla Sicilia».
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