Amministrative, ascesa e caduta del Movimento 5 stelle Da protagonisti a comparse. «Ripartiamo dalla base»

Quattro anni, poco meno di una legislatura, un tempo lungo ma non lunghissimo, abbastanza lungo però per un’apocalisse elettorale. In fin dei conti, osservato con occhio poco attento, il risultato del Movimento 5 stelle a Palermo potrebbe sembrare tutto sommato accettabile: sbarramento superato con facilità, secondo partito della coalizione uscita sconfitta dalla tornata elettorale dietro a un Partito democratico che perde da primo partito cittadino. Se poi si guardano anche gli altri risultati siciliani, col fronte progressista mai così ininfluente nella sua pur giovane vita in questa composizione, mai in partita a Messina, mai in partita in tanti degli altri Comuni al voto. Se poi so guarda anche Genova, Taranto, Padova, Catanzaro, sempre sotto lo sbarramento, ecco che il risultato di Palermo sembra addirittura più che dignitoso. Se però si prova ad andare ancora più a fondo nell’analisi, guardando indietro di quattro anni, per esempio, ci si imbatterebbe in un Movimento 5 stelle che a Palermo fa razzia di preferenze nelle politiche del 2018, quando portò a casa un sontuoso 44 e rotti per cento

La stessa Palermo dove l’anno prima, da solo in sostegno di Ugo Forello, all’epoca candidato sindaco pentastellato, il Movimento aveva ottenuto un 13 per cento che gli aveva consegnato il gruppo più numeroso di sala delle Lapidi, con sei consiglieri. Alla luce, dunque della recente storia, allora sì che per i Cinquestelle il risultato di Palermo di domenica suona come una pesante batosta, con i voti di lista dimezzati rispetto alle precedenti amministrative e Forello che da par suo ha di che festeggiare, con la sua nuova lista, Azione/+Europa, che agguanta alla sua prima assoluta un onorevolissomo 8 per cento, staccando il Movimento di due punti percentuali. «In tutte le amministrative per il Movimento 5 stelle non è mai andata bene – dice il neo nominato referente dei pentastellati in Sicilia, Nuccio Di Paola intervenuto ai microfoni di Direttora d’aria su Radio Fantastica Rmb e Sestarete tv– anche se nell’ottobre 2021 avevamo fatto risultati importanti con dei candidati sindaco movimentisti. Ci aspettavamo che questa fosse una tornata molto più difficile delle precedenti, abbiamo visto i risultati, che non premiano la coalizione progressista e il Movimento 5 stelle, ma era un passaggio che andava fatto. Un passaggio fondamentale per dimostrare di voler creare un gruppo che andrà a proporsi come alternativa al governo delle destre e al governo Musumeci».

Da forza trainante della coalizione ad anello debole è un attimo, nel gioco della politica è contemplato, quello che cambia sono le posizioni di forza, i crediti necessari per poter dettare l’agenda, o quanto meno per mettere qualche veto. E il Pd, che pure non gode di splendida salute, si sente più che mai in diritto di ricominciare quello che negli ultimi mesi è stato il suo gioco preferito: la corsa alla definizione del perimetro della coalizione. Un allargamento che potrebbe coinvolgere, o forse vorrebbe coinvolgere, proprio Azione di Carlo Calenda e +Europa e non si escludono sorprese ancora più ardite, con lo sguardo dei leader progressisti che potrebbe persino volgere verso Italia Viva, se non addirittura verso una strana intesa con Gianfranco Miccichè, sempre più intenzionato a disfarsi di Nello Musumeci alla guida della Regione. «Paghiamo il sostegno al governo Draghi» dice Giuseppe Conte, leader del Movimento. In realtà il problema appare molto più ampio e riguarda la presenza e ancor di più l’appeal del Movimento sui territori. «Stiamo partendo dai gruppi territoriali – continua Di Paola – Quello che è mancato, che è quello che ci hanno chiesto i cittadini e gli iscritti, è la riconoscibilità di questi gruppi. Il dare la possibilità a cittadini che non sono nelle istituzioni, che non hanno cariche, di potere fare politica attiva e di potere intervenire anche a nome del Movimento 5 stelle all’interno dei Comuni ed essere anche riconosciuti da parte del Movimento. Siamo nati dalla spinta dei Meetup, ma se c’è stata una nostra pecca è quella di non organizzare la base, di non dare la possibilità ai cittadini di eleggere un proprio referente all’interno dei Comuni per portare la nostra voce anche in quei posti dove non abbiamo consiglieri comunali. Una proposta non si costruisce in pochi mesi, ma nel tempo. Sono convinto che così il Movimento 5 stelle avrà una sua svolta, anche in Sicilia».

Qualcosa dunque si muove, anzitutto a Roma, con Conte che annuncia la Fase 2, con novità come appunto la nomina dei referenti regionali e si sta studiando anche il modo per sopperire al limite dato dal tetto dei due mandati per gli eletti grillini, anche per far fronte alla perdita di fascino registrata negli ultimi tempi nei confronti degli aspiranti candidati. «A me la storia dei terzi mandati non appassiona molto – conclude Di Paola – Il presidente Giuseppe Conte ha detto che ci sarà una votazione nei prossimi giorni, noi abbiamo delle risorse importanti all’interno del Movimento che certamente cercheremo sempre di valorizzare. Poi saranno gli iscritti a decidere come. Se c’è qualcosa da modificare per non perdere quelle risorse e quell’esperienza accumulata nel tempo, la metteremo al voto e ci atterremo alla volontà dei nostri iscritti». E sul futuro dei Cinquestelle nel campo largo Di Paola ha le idee chiare: «Ci si unisce sui programmi e sulla visione che abbiamo della Sicilia e che costruiamo insieme. I risultati di oggi ci spingono a trovare ancora di più a trovare dei metodi per avvicinarci ai siciliani, perché il vero vincitore oggi è l’astensionismo, quindi dobbiamo cercare di trovare un percorso di partecipazione massima, perché altrimenti sarà una sconfitta per tutti».

Gabriele Ruggieri

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