A Castiglione è emerso un isolato sepolto del IV secolo a.C. «Area molto interessante dell’isola per scavi archeologici»

Un intero isolato che risale al IV secolo avanti Cristo. È quanto emerso a Castiglione di Sicilia, nel Catanese, durante la campagna di scavi archeologici portata avanti nell’ambito di un accordo tra l’Università di Catania e la Soprintendenza. Nelle scorse settimane le ricerche sono state condotte in una zona di circa cento metri quadrati al confine con il territorio di Randazzo, in località Acqua Fredda (zona Imbischi). Un’area più a sud rispetto a quella interessata dalle indagini già avviate negli anni tra il 1992 e il 1995 proprio dall’ente che si occupa di tutela e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici. Negli anni Novanta, a venire alla luce era stato un articolato insieme di ambienti rettangolari, con copertura a tegole e coppi, di varia funzione e la cui ultima fase è databile intorno al IV secolo a.C. Il prossimo anno, invece, è previsto che le ricerche si allarghino anche alla zona di Crasà. «L’area di Castiglione di Sicilia è una delle più interessanti della Sicilia orientale, in questo momento, perché alla sua ricchezza dal punto di vista delle frequentazioni in antico corrisponde una scarsissima attività di scavo sistematico», ha spiegato la docente di Archeologia classica del dipartimento di Scienze della formazione (Disfor) dell’ateneo catanese Eleonora Pappalardo.

«Al momento, gli scavi hanno rivelato un’ampia porzione di quello che, al momento, sembra essere un vero e proprio isolato, del quale è possibile individuare almeno quattro porzioni distinte», ha la referente della Soprintendenza Angela Merendino. «L’elemento di particolare interesse è dato dalla possibilità di poter distinguere almeno due, se non addirittura tre, diversi momenti di frequentazione, scanditi da episodi di abbandono e incendio, il cui studio approfondito, unito all’allargamento della trincea di scavo previsto per l’anno prossimo, ci consentirà di chiarire le vicissitudini del sito nel tempo – aggiunge la docente – Lo scavo condotto quest’anno rientra in un più vasto progetto che coinvolge anche un altro importante sito dell’area di Castiglione, quello in località Crasà, le cui indagini saranno avviate l’anno prossimo». Un programma di indagini mirate sulle aree archeologiche di Castiglione di Sicilia che si candidano a entrare a far parte delle risorse territoriali siciliane. Questo è l’obiettivo della campagna di scavi che viene realizzata tramite due finanziamenti dell’ateneo catanese: il piano incentivi per la ricerca Piaceri che comprende una linea per le attività di ricerca archeologica in Italia e all’estero, e i fondi di ricerca interdipartimentale Piaceri 2 per l’esecuzione delle prospezioni geologiche di tipo geomagnetometrico nell’area adiacente a quella indagata quest’anno. 

Agli scavi hanno preso parte nove tra studenti e studentesse: Iolanda Battaglia, Giuliana Calandra, Aigor Dell’Ali, Valentina Elia, Ylenia Milazzo, Roberta Monaco, Sonia Sanfilippo del dipartimento di Scienze della formazione e Chiara Libra e Zaira Raimondo del dipartimento di Scienze umanistiche. Le vedute da drone e la fotogrammetria sono state realizzate dal dottorando del Disfor Dario Alessandro Calderone, mentre i rilievi delle strutture sono stati eseguiti da Valeria Guarnera e Livio Idà, entrambi dottorandi del dipartimento di Scienze umanistiche. «Quello di Castiglione è un esempio virtuoso di apertura e consapevolezza dell’importanza di fare sistema – aggiunge la professoressa Pappalardo – Stiamo mettendo in atto un vero e proprio laboratorio e un caso studio in cui Università, Soprintendenza e amministrazione comunale lavorano in sinergia. Ciascuno in base alla proprie competenze ma perseguendo un obiettivo comune: lo sviluppo culturale e turistico del territorio». 

Marta Silvestre

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