«Al grande pubblico serve un progetto per luomo. Per noi studiosi significa trasformare ciò che la scienza oggi sa in tecnologie per luomo, ma non per la competizione culturale che abbiamo ereditato dai tanti anni di guerra fredda. La tecnologia innovativa della scienza è lunica speranza per uscire da una crisi che dipende dal fatto che la carta moneta non ha più un corrispettivo in oro, è solo carta straccia che continua a girare».
Queste le parole di Antonino Zichichi, professore emerito del dipartimento di fisica superiore dell’Università di Bologna. Noto al mondo per le sue importanti ricerche e collaborazioni e per aver scoperto il primo esempio di antimateria nucleare nel 65, anche se qualcuno in Italia se lo ricorda per limitazione che fa dello scienziato Maurizio Crozza. È stato il primo degli ospiti di un ciclo di grandi eventi della fondazione universitaria Cutgana nellauditorium della nuovissima Città della Scienza. Un struttura che abbraccia scienza e cultura – come quella che il noto professore ospite a Catania auspica possa raggiungere tutti – ma che, dopo tanti lavori di rifacimento, non è mai stata inaugurata.
«Abbiamo accolto l’invito dell’università di Catania che ci affidava questa struttura non usata che stava andando in decadimento», ha detto il professor Angelo Messina, presidente della Fondazione Cutgana che d’ora in poi si occuperà di gestire il museo. «E’ giusto che Catania possa usufruire di una struttura come questa e noi abbiamo la presunzione ma anche l’umiltà di provare ad aprirla. Un museo del genere, per essere fruibile, ha bisogno di tanto lavoro, fantasia e impegno – ha spiegato il presidente – La nostra intenzione non è quella di aprirlo un poco per volta, ma di iniziare a gestirlo programmando questi incontri che anticiperanno quella che sarà poi l’inaugurazione effettiva».
Ma la storia della Città della Scienza a Catania è ben più lunga e complicata. Nasce da una vecchia raffineria di zolfo ma nel 1997 viene inserita tra gli edifici del Progetto Catania-Lecce per recuperare, salvaguardare e creare nuove strutture per gli atenei universitari delle due città. Dal 2009, conclusi i lavori, diventa un vero e proprio museo della scienza, pronto di tutto punto. L’unico del genere da Napoli in giù. Eppure mai aperto al pubblico prima d’oggi, quando le poltroncine in pelle bianca dell’auditorium sono state liberate dal cellophane per la lectio magistralis del professore Antonio Zichichi.
«Dal momento in cui il progetto è stato approvato e sono arrivati i fondi europei per realizzarlo, abbiamo distribuito il lavoro in un piano quinquennale», spiega il professore Gaetano Foti, uno dei dodici docenti responsabili della realizzazione del museo e organizzatore della mostra Start che nell’aprile 2008 annunciava la prossima inaugurazione della struttura. Che all’epoca si rivelò un’amara illusione.
«Gli ultimi tre anni, dal 2006 al 2009, li avevamo dedicati all’ultimazione della struttura. Portando a termine i lavori in tempo e spendendo tutti i fondi a nostra disposizione», racconta Foti. «L’unica nostra pecca – ammette – è stata nella progettazione per il futuro. Abbiamo speso le risorse per la costruzione della Città della Scienza, ma non altrettante per un piano che ne avrebbe garantito la sopravvivenza».
Non bastava realizzarla, bisognava aprire il museo alla città, ma non c’erano i soldi. Quindi si perde altro tempo mentre l’università di Catania chiede di accedere ai fondi nazionali per la diffusione della cultura scientifica. «Alla fine del 2011, dopo due anni dalla richiesta, sono arrivati 200 mila euro per lo start up della Città della scienza» dichiarano dall’ufficio stampa del rettorato. E appena 15 giorni fa il Consiglio d’amministrazione ha approvato la convenzione con il Cutgana per la gestione del museo.
«Se già nel 2010 avessimo avviato questo processo e tentato la strada dei fondi regionali, forse avremmo potuto aprire la struttura molto prima», commenta amareggiato il professore Foti. «Questo primo periodo di gestione, se si lavorerà bene, servirà per mettere le radici per i prossimi anni», spiega. Ma di certo non ci si può fermare qua. Un museo del genere necessita di continui aggiornamenti nei diversi settori: robotica, informatica, biologia e fisica. «E’ stato concepito come una luogo di incontro e formazione tra studenti e famiglie, con l’obiettivo di unire la parte ludica (giochi interattivi, modellini e installazioni) con quella formativa (laboratori sperimentali)». Sulla carta una boccata d’aria per l’asfittico panorama museale catanese, insomma.
Intanto, in attesa che tutto questo diventi realtà, la città dovrà accontentarsi – ogni tanto – dell’auditorium, l’unica parte attualmente fruibile che da Zichichi in poi ospiterà altri importanti nomi della scienza.
[Foto di Salvo Puccio]
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