Il duo palermitano Yes/se:f, composto da Salvo Cascio e Fabrizio Fortunato, suonerà venerdì 26 gennaio alla Fabbrica 102 a partire dalle 22.30. Fulcro della loro musica sono gli eclettici ritmi electro-pop, suoni ricavati da sintetizzatori analogici dalle accattivanti melodie. Dopo un anno di registrazioni, gli Yes/se:f hanno pubblicato il 5 giugno 2017 il loro primo album Prima del sonno, per la DanceTool Records. Il 27 novembre è uscito Mine Vaganti, primo singolo, presentato con un videoclip in anteprima esclusiva su Rolling Stone italia. Il concerto del 26 gennaio sarà a ingresso libero. Ma sorge spontaneo chiedersi: cosa significa Yes/se:f?
«In realtà è un nome nato per caso – rivela Fabrizio che svela il significato del nome e le origini del gruppo- l’abbiamo ricavato dalle nostre iniziali F e S. Volevamo dare alla nostra band, alla nostra unione musicale, un nome che foneticamente risultasse positivo, Yes/se:f non ha un significato ben preciso ma in sé possiede positività. Io suonavo per i Cum Moenia, una band palermitana. Ho suonato in questa band per 4 anni, insieme abbiamo fatto un EP e un album, Yersinia. Quando abbiamo realizzato l’album ho incontrato Salvo Cascio, lui si è occupato di mixarlo e produrlo da un punto di vista tecnico. Lì è nato il nostro rapporto di amicizia e abbiamo poi cominciato nei mesi a seguire a fare musica insieme».
Salvo, invece, era il tecnico, si occupava di registrazioni e di musica: «Ho anche fatto parte di band e partecipato alcuni progetti musicali che però non hanno avuto luce. Questo è il mio primo vero progetto musicale». La raccolta #Thisisnotthealbum è apparsa sul web in tiratura limitata, una scelta insolita e particolare, soprattutto perché limitata a solo 100 pezzi. «Sì abbiamo fatto duecento copie masterizzate – prosegue Salvo – In realtà sono successe una serie di cose, io e Fabrizio non eravamo più insieme, nello stesso posto, ma nonostante la distanza siamo riusciti a mettere su un EP».
Per Fabrizio la scelta di definirla una raccolta è in parte legata al fatto che si è trattato di un lavoro più casalingo e autoprodotto, un piccolo contenitore del primo anno di attività. «In realtà il nostro primissimo modo di uscire allo scoperto è stato mettendo video su Youtube – sottolinea Fabrizio – I nostri primi brani nascono strumentali, senza voce. Come ha detto Salvo, quando stavamo lavorando su #Thisisnotthealbum lui andò a New York a lavorare ed io rimasi qui in Sicilia, a Palermo. SF9 è un brano che abbiamo realizzato a distanza: io ho suonato il pezzo riprendendomi, a casa, e lui ha fatto lo stesso a New York, abbiamo poi montato le due parti ed è uscito il brano».
Dopo aver realizzato la raccolta, la band realizzato la prima tournée in giro per l’Italia e a New York: «Fabrizio girava in Italia ed io a New York – ricorda Salvo – Siamo riusciti a fare in modo che ognuno suonasse la propria parte in un posto diverso». «Partivamo come band strumentale con approccio elettronico e ciò ci consentiva di poter suonare parallelamente – aggiunge Fabrizio – Poi quando Salvo è tornato da New York ci siamo conosciuti meglio, anche da un punto di vista umano. Abbiamo interiorizzato anche delle esigenze che poi si vanno maturando durante un percorso musicale, come ad esempio l’inserimento della voce».
Fabrizio svela anche la genesi della loro ultima fatica: «Prima del sonno, la traccia numero cinque dell’album, è il brano da cui è partito tutto, l’abbiamo costruito insieme. Il titolo vuole rappresentare una dimensione più o meno nostalgica, nell’album c’è un po’ questa vena malinconica, però mai ostentata. Mai appesa a un bisogno. Prima del sonno è un viaggio interiore di entrambi. Se lo ascolti tutto, ti rendi conto che è un album variegato: ci sono brani senza vocalist, altri cantati in italiano, due pezzi in inglese di cui uno è cantato da un nostro carissimo amico cantante. In realtà ci sarebbe tanto da dire, ma secondo me il modo migliore per capire un album è ascoltarlo».
Molta attesa, infine, per il concerto del 26 gennaio, che vedrà finalmente i due componenti del gruppo esibirsi insieme sul palco: «Vogliamo che i brani pian piano possano essere anche cantati dal pubblico – è l’auspicio di Fabrizio – Per noi musicisti, o comunque per chi fa arte e la vuole mostrare agli altri, importa molto del pubblico, di cosa pensa delle tue canzoni, quindi ci stiamo mettendo in discussione. I concerti sono belli se la gente c’è altrimenti sono semplici prove».
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