Nulla di fatto, almeno per il momento. Si conclude così la prima udienza del processo sul crack della compagnia aerea Wind Jet. A fare slittare tutto un difetto di notifica, se ne riparlerà il 9 gennaio. Davanti alla prima sezione penale del tribunale etneo, presieduta dal giudice Roberto Passalacqua, non c’era l’imputato più atteso: Nino Pulvirenti. Ideatore della low cost siciliana fallita nel 2012 e attuale proprietario del Calcio Catania. In aula, a rappresentarlo, c’era il suo avvocato, il professore Giovanni Grasso.
«Questa mattina abbiamo preannunciato la costituzione di parte civile sia per Confconsumatori che per i passeggeri – commenta a MeridioNews, a fine udienza, l’avvocato Carmelo Calì – Porteremo avanti le nostre istanze perché riteniamo che anche questa fase della battaglia debba essere condotta. I passeggeri, per esempio, non hanno subito solo il danno patrimoniale, derivante dalle somme sborsate per pagare biglietti mai utilizzati, ma anche quello legato ai disagi collegati. In tanti avevano già prenotato le vacanze estive». L’inchiesta, sviluppata dai militari della guardia di finanza, ha avuto il suo culmine nel luglio 2015, quando scattò il blitz Icaro. In manette finirono Pulvirenti ma anche alcuni suoi stretti collaboratori. Come Stefano Rantuccio – allora amministratore delegato di Wind Jet – che, secondo i finanzieri, si sarebbe appropriato di circa 270mila euro -, insieme al fratello Biagio, titolare di un’azienda agricola.
Sul caso della compagnia low cost recentemente Pulvirenti è tornato a parlare. Lo ha fatto durante una conferenza stampa convocata nel centro sportivo di Torre del Grifo insieme all’amministratore delegato del Calcio Catania Pietro Lo Monaco: «È stato fatto un grande torto a me e alla Sicilia. Qualcun altro, non io, deve chiedere scusa», ha detto senza specificare i destinatari del suo messaggio. Dopo che gli airbus hanno smesso di volare, nel maggio 2013 c’è stato il via libera del tribunale fallimentare al concordato preventivo, con la holding Finaria spa, sempre del gruppo Pulvirenti, che ha fatto da garante. «Su 21 milioni ne sono stati pagati 20 – ha dichiarato l’imprenditore originario di Belpasso – Pagherò l’ultimo milione entro il 2018».
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