Brutte notizie per i creditori della Wind Jet. Le irregolarità emerse dalle indagini della Procura – alla base delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto negli ultimi mesi Antonino Pulvirenti, indagato per bancarotta fraudolenta e truffa sportiva – viziano il quadro in base al quale nel 2013 il Tribunale di Catania ha dato il via al concordato preventivo della low cost etnea. I recenti eventi, infatti, inciderebbero sulla capacità di Pulvirenti e della Finaria spa, società a capo della holding dell’imprenditore etneo, di rispettare gli obblighi del concordato. È quanto emerge dalla relazione del 13 agosto dell’avvocato Andrea Musumeci, liquidatore giudiziale della procedura, che si è visto recapitare «molteplici richieste di chiarimenti», come lui stesso spiega nel documento.
A suo tempo, la proposta di concordato era stata accettata solo grazie alla garanzia di Finaria. Perché «già allo stato è possibile desumere – si legge nella relazione – che il risultato della liquidazione sarà notevolmente inferiore a quello indicato nella proposta concordataria». Il recupero dell’attivo della Wind Jet, quindi, non riuscirà a coprire, entro cinque anni, come previsto dal concordato, l’importo di 13.768.621 euro per soddisfare i crediti privilegiati (tra i quali anche il 48 per cento dei crediti dei dipendenti). «L’attuale stato della liquidazione è estremamente deludente», scrive il liquidatore. Il saldo delle somme recuperate a oggi ammonta a poco più di due milioni di euro, la maggior parte incassati prima dell’omologazione del concordato. «Per il resto la liquidazione è sostanzialmente ferma», continua Musumeci, che passa poi ad analizzare alcune delle voci più rilevanti dell’attivo, sottolineando «l’estrema difficoltà di recuperare dette somme».
È così che diventa indispensabile ricorrere alla garanzia di Finaria spa. «Una società ben patrimonializzata, ma con bassa capacità reddituale», scrive il liquidatore, che richiama un passaggio della relazione del commissario giudiziale secondo cui: «Nell’arco dei prossimi cinque anni, il patrimonio netto di Finaria potrebbe diminuire in modo consistente, così rendendo praticamente insufficiente la garanzia prestata». Era quindi già chiaro al momento del deposito della proposta di concordato che la società avrebbe potuto far fronte agli obblighi di garanzia solo attraverso la dismissione dei beni o grazie al finanziamento delle banche. «La situazione in cui si trova Finaria sembra essersi deteriorata», fa presente oggi il liquidatore giudiziale. Scenario in cui «assumono rilevanza le vicende giudiziarie che hanno colpito Pulvirenti e il Calcio Catania». Perché «limitano l’accesso al credito bancario», spiega Musumeci e perché le vicende del club rossazzurro potrebbero anch’esse andare a finire sulle spalle della società, la cui garanzia risulterebbe così ancora più limitata. Resta quindi la dismissione dei beni che, in base all’andamento attuale del mercato, «è legittimo presumere che impiegherà un periodo di tempo certamente non breve (verosimilmente di anni)». E i cui risultati economici restano «ovviamente un’incognita», sottolinea Musumeci. «A luglio – continua – si era ipotizzata la concessione di ulteriori e congrue garanzie da parte di Finaria. Nulla, però, è stato fatto».
«Tutte le perplessità che avevamo all’epoca della proposta di concordato vengono confermate», commenta l’avvocato Carmelo Calì, del comitato dei creditori e presidente di Confconsumatori Sicilia, che ha seguito la vicenda per conto dei passeggeri lasciati a terra dalla compagnia aerea siciliana. Questi ultimi rientrano tra i creditori chirografari che, secondo il piano concordatario, devono essere ripagati nella misura massima del cinque per cento, grazie all’apporto finanziario dello stesso Pulvirenti. Il quale, a garanzia, ha costituito il pegno di diverse azioni nominative e del 90 per cento del capitale sociale di Finaria. «Questo è un periodo di grande incertezza, perché si dovrà aspettare l’esito delle vicende giudiziarie emerse questa estate, che hanno aggravato la situazione», dichiara Calì. E se il concordato dovesse saltare, «si avvierà la procedura di fallimento». «Per i passeggeri non cambia nulla – dice, definendosi ironico – perché tra il cinque per cento del credito e zero non c’è tanta differenza».
Non possono dire lo stesso i dipendenti che, come creditori privilegiati, attendono circa il 48 per centro dei loro crediti. Per loro, da dicembre 2014, l’Inps ha bloccato anche il pagamento del trattamento integrativo del fondo volo. L’unica certezza è che, alla scadenza dei 48 mesi di cassa integrazione straordinaria il 19 giugno del 2016, «non essendovi prospettive di ripresa dell’attività lavorativa, occorrerà procedere alla risoluzione del rapporto di lavoro», spiega il legale Franco Andronico, citato nella relazione di Musumeci.
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