“Vorremmo un figlio. Ma senza soldi…”

La Sicilia è tra le dieci regioni europee con il più alto tasso di disoccupazione giovanile e la prima per numero di disoccupati in Italia. Palermo si classifica, insieme con Enna e Messina, fra le tre province che spiccano nei primi cinque posti in Italia per numero di donne senza lavoro. Un ‘primato’, quindi, che pone in termini negativi la Regione siciliana rispetto agli standard nazionali ed europei, mostrando in tutta la sua crudezza la gravità della condizione giovanile in generale, ma soprattutto delle difficoltà delle giovani donne, nel trovare occupazione.
Per dar voce a una giovane che vive in prima persona i disagi causati dalla disoccupazione, raccontiamo la storia di Silvia, una ventitreenne palermitana. Le diamo un nome di fantasia, per rispettare l’anonimato. Dopo cinque anni d’interminabile ricerca per trovare un’occupazione degna e remunerativa, lavora vendendo oggetti in una bancarella nelle vie centrali di Palermo. Ci sediamo in un bar vicino al Teatro Massimo per parlare della sua esperienza e ripararci dal freddo. Con occhi di una bambina che è cresciuta in fretta, ci racconta la sua vita e i sogni futuri.

Hai avuto la possibilità di studiare?

“Mi sono diplomata al liceo artistico con il massimo dei voti. Poi ho iniziato a studiare restauro a Palermo, ma ho lasciato perché pensavo non fosse la mia vocazione. Allo stesso tempo non trovavo un lavoro per mantenermi. Sono andata a Roma per quattro mesi, volevo iscrivermi in lettere. Anche lì speravo di trovare qualcosa in un bar o ristorante, ma ho fatto solo qualche giorno di volantinaggio. Sono tornata a Palermo perché non potevo pagarmi gli studi”.

E dopo esser tornata cosa hai fatto?

“Ho lavorato in un call centre, ma dopo 52 ore pagate a cento euro sono andata via. Guadagnavo circa due euro l’ora, mi sentivo sfruttata e il lavoro era alienante. Vivevo con i miei e cercavo continuamente occupazione. Mi sentivo scoraggiata. Poi ho conosciuto il mio attuale ragazzo per strada, viene dalla Repubblica Ceca. Era un senzatetto”.

In seguito hai trovato lavoro?

“Si, ma dopo qualche mese. Facevo la commessa e guadagnavo trecento euro al mese. La situazione non cambiava, io stavo in negozio e lui era in strada. Poi ho pensato che tramite un amico francese potevo andare lì per trovare un lavoro insieme al mio ragazzo”.

Siete andati in Francia poi?

“Siamo stati un mese, ma non abbiamo trovato niente, anche per problemi di lingua. Siamo andati a vivere nella Repubblica Ceca dai genitori del mio ragazzo. Lui ha trovato subito lavoro, ci hanno anche lasciato una casa. Però non riuscivo ad integrarmi, non avevo molti amici. Ho deciso di tornare a Palermo da sola e ho iniziato a fare la bancarella”.

Cosa vendi?

“Giocattoli, bigiotteria, lavorazioni in cuoio, lavanda”.

Riesci a vivere con le vendite della bancarella?

“In media guadagno 20 euro, ma ci sono giorni nei quali non vendo niente”.

La tua famiglia ti aiuta economicamente?

“Mi stanno vicino, però non hanno molte possibilità economiche. Hanno fatto tutto per me, ma adesso non possono aiutarmi. Mio padre ha un debito per aver chiuso un’attività”.

Vivi con loro in questo momento?

“Ho affittato un appartamento da tre mesi con il mio ragazzo. Paghiamo trecento euro. Oggi sono uscita da casa con la speranza di guadagnare 20 euro per completare l’affitto mensile”.

Il tuo ragazzo lavora adesso?

“Da quando è tornato dalla Repubblica Ceca, non trova lavoro. Ha dei soldi da parte che ha risparmiato lavorando. Stanotte ho sognato di avere un figlio con lui. All’inizio ero felice, poi mi sono rattristita. Vorrei solo poter avere un lavoro da 600 euro al mese, per poter coronare questo sogno”.

 

 

Valeria Vilardo

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