«Una pittura diretta, non mediata stilisticamente, ma immediata. Che mostra la capacità di scegliere, fra miriadi, il fotogramma più lacerante e drammatico. Un fotogramma però non trovato inconsapevolmente da una macchina da ripresa, ancor di là da venire, ma dalla volontà dell’occhio interiore». Dopo Sua Altezza Palermo e Maiolica, è la volta di Da Ribera a Luca Giordano: una rassegna dedicata ai pittori che nel primo Seicento hanno operato nell’Italia centro meridionale ispirandosi a Caravaggio. In corsivo le parole di Roberto Longhi, esperto collezionista e storico d’arte che per primo riconobbe l’innovativa e rivoluzionaria potenza del linguaggio pittorico caravaggesco, colgono l’essenza delle opere che rimarranno esposte a Villa Zito fino al 10 giugno.
La mostra, curata da Maria Cristina Bandera, direttore scientifico della Fondazione di Storia dell’Arte Roberto Longhi di Firenze, nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Roberto Longhi e la Fondazione Sicilia con Civita. Un viaggio nella bellezza, una bellezza realista fatta di luci ed ombre, di figure che si muovono su sfondi scurissimi illuminate da luci violente e teatrali. Dipinti di grandi dimensioni che nutrono l’osservatore, coinvolgendolo nella scena. Un connubio di opere provenienti dalla prestigiosa collezione di Roberto Longhi, alle quali si sommano le quattro tele di Preti, Solimena e Giordano appartenenti alla Fondazione Sicilia, impegnata da sempre nella valorizzazione delle proprie collezioni artistiche.
«La cultura è un ponte di dialogo – afferma Bandera – le mostre raccontano sempre delle storie, questa racconta di artisti affascinati dalla pittura innovativa di Caravaggio. Ringrazio tutte le persone che con grande passione hanno contribuito nella realizzazione». Il sipario si apre con Valentine de Boulogne La negazione di Pietro, interessante declinazione del caravaggismo di Bartolomeo Manfredi. Trentatré i capolavori da ammirare, raffiguranti storie tratte dall’antico e dal nuovo testamento, scene di vita quotidiana, ritratti e nature morte. Cristo morto trasportato al sepolcro del Battistello, Davide e Golia di Lanfranco, San Tommaso, San Bartolomeo, la Vergine addolorata.
«Rivedere quei dipinti nella luce di una rinascita del meridione, che nel passato ha avuto artisti di così lucida intelligenza – commenta l’assessore e critico d’arte Vittorio Sgarbi – conforta per farci ritrovare in essi stimoli ed energie per il futuro». Una terra capace di fondersi con linguaggi, culture ed epoche diverse, è la Sicilia che emerge dalle nove mostre-eventi realizzati dalla Fondazione Sicilia nell’anno di Palermo Capitale della Cultura 2018. Mito e leggenda, contemporaneità e passato di una terra da sempre al centro del dibattito e al cuore del Mediterraneo. «Abbiamo voluto celebrare quest’anno dando alle nostre iniziativa un respiro nazionale – dice il presidente di Fondazione Sicilia, Raffaele Bonsignore -. Un occhio attento alla valorizzazione della Sicilia e del Mediterraneo ma anche alle civiltà lontane».
Un percorso lungo un anno, che intreccia tra i temi quello del viaggio e del ritorno. È il caso di Donna Franca Florio che tornerà a Palermo, attraverso il leggendario quadro di Boldini, il 16 marzo.
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