Se n’è andato all’alba, proprio nel giorno in cui 457 anni fa i monaci benedettini posavano la prima pietra del monastero di San Nicolò La Rena, luogo al quale ha legato il suo nome. È morto stamattina all’età di 88 anni Giuseppe Giarrizzo, storico dell’università di Catania. Professore emerito di Storia moderna, componente dell’accademia dei Lincei, autore di decine di volumi dedicati al dibattito sul meridionalismo. Nato a Riposto, dirigente del Partito socialista, per un periodo ha anche ricoperto il ruolo di assessore comunale ai Lavori pubblici e vicesindaco di Catania tra il 1986 e il 1987.
Per oltre trent’anni ha guidato l’allora facoltà di Lettere, proprio nel periodo in cui l’ateneo – grazie anche al suo intervento – riuscì a ottenere la sede dell’ex monastero dei Benedettini di piazza Dante. «È tutto merito suo», ricorda Antonio Di Grado, docente di Letteratura italiana. «Grazie anche all’ottimo rapporto con l’allora rettore Gaspare Rodolico, riuscirono a portare a termine la donazione del monastero, che era allora fatiscente». È quasi la fine degli anni ’80, il recupero viene affidato all’architetto Giancarlo De Carlo. «Il risultato è uno dei monumenti più belli di Catania – afferma Di Grado – e la sede universitaria più affascinante d’italia».
«Anche se non sono direttamente un suo allievo, non potevo non fare riferimento a lui – prosegue il docente – abbiamo sempre discusso delle mie ricerche». E aggiunge: «Si andava da lui, nella sua stanza, magari per una piccola informazione. Poi trascorrevano intere mattine a parlare, passava da un argomento all’altro con estrema facilità. Lo faceva soprattutto con i giovani, amava insegnare alle nuove generazioni». «Capivi di avere moltissimo da imparare, subivi la sua superiorità, stavi attento a non deluderlo», racconta Luciano Granozzi, docente di Storia contemporanea. «Egli garantiva, per tutti, che in questa università fosse possibile mantenere un rango di apertura europea e ambizioni intellettuali smisurate».
In una nota il rettore Giacomo Pignataro ha ricordato lo studioso. «Certamente il debito dell’ateneo nei suoi confronti è grande proprio per la reputazione che ha saputo creare per la nostra università – scrive il magnifico – in primo luogo, negli ambienti accademici e scientifici del Paese e dell’Europa, ma anche per il suo contributo al dibattito politico e culturale, anche con riferimento ai temi dello sviluppo del Mezzogiorno e della Sicilia, che ha sempre reso viva la presenza dell’ateneo nel territorio».
Assieme a didattica e ricerca, un altro aspetto fondamentale della sua figura è stato l’impegno civile. Giuseppe Giarrizzo di sé, in Autobiografia di un vecchio storico, ha scritto: «Ho vissuto molte stagioni, e ho cercato di trarre da ognuna temi che mi dessero accesso al mutato clima e stile: mi sono formato nella storiografia dell’impegno, e ancora oggi considero il lavoro storico un impegno civile».
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