È ufficiale: Lucio Maggio da domani non sarà più direttore generale dell’Ateneo di Catania, ma lo scontro tra il docente di Diritto romano e i vertici universitari catanesi non si concluderà con questo atto. Durante l’ultima riunione del Consiglio d’amministrazione terminata pochi minuti fa è stata deliberata la revoca dell’incarico. Anche se, in realtà, la certezza si aveva da martedì, quando anche il Senato accademico ha ratificato la decisione del rettore Giacomo Pignataro di sollevare Maggio dal suo ruolo. Quest’ultimo, come aveva promesso, sta dando battaglia spostando sul piano giudiziario la vicenda.
Dopo l’esposto al Tribunale del lavoro depositato lo scorso 4 aprile contro il magnifico e i docenti del Cda che hanno votato una mozione di censura per la sua condotta bollata come irregolare, Lucio Maggio ha presentato una querela nei confronti dei piani alti di palazzo Centrale. «Per gli stessi fatti e altri successivi», precisa il legale del docente, Dario Riccioli. Una decisione presa dopo il 4 aprile, ma prima della sospensione disposta il 21 dello stesso mese. La notizia l’ha data lo stesso Maggio in una conferenza stampa alla quale CTzen, testata che per prima ha anticipato la sospensione del dirigente, non è stata invitata. Destinatari del nuovo provvedimento sono il magnifico, il direttore generale vicario Piergiorgio Ricci e alcuni dei membri del Consiglio. «Sarà la Procura a individuare le eventuali responsabilità penali», spiega Riccioli. Ma non è ardito immaginare che i nomi esclusi siano gli stessi che hanno appoggiato l’ormai ex direttore generale anche in occasione della mozione di censura, ossia Febronia Elia, Enrico Iachello e Maria Antonietta Toscano.
«Con lavvento di un nuovo rettore Giacomo Pignataro, subentrato ad Antonio Recca l’anno scorso, nda sembra che io mi sia trasformato in una sorta di delinquente abituale, colpevole di irregolarità di ogni sorta», aveva lamentato Maggio in una lettera dai toni accesi nella quale respingeva ogni accusa nei suoi confronti. Diverse sono le decisioni da lui prese al centro della vicenda. Dal parere, giudicato errato, dato dall’ex direttore in una questione di competenza del rettore (episodio alla base del primo cartellino giallo) alla questione successiva e più grave del rinnovo autonomo di due contratti dirigenziali già indicati assieme ad altri tre come non conformi alla legislazione in materia dall’Avvocatura di Stato. La riconferma dei due rapporti di lavoro, sostengono fonti del Rettorato, potrebbe contribuire ad aggravare la posizione dellateneo. Nel caso in cui Unict dovesse adeguarsi al parere espresso dall’Avvocatura, i dirigenti esclusi potrebbero decidere di ricorrere contro i vertici di palazzo Centrale innescando – anche qui – un processo fatto di carte bollate e richieste risarcitorie.
A queste accuse Lucio Maggio ha replicato attraverso una lettera sostenendo di «non avere in alcun modo travalicato i limiti delle mie competenze – e, inoltre – di non avere mai contraddetto un (inesistente) atto di indirizzo del Consiglio di amministrazione». Difendendo anche la scelta di prorogare i contratti incriminati, senza violare i «limiti di legge in materia di incarichi dirigenziali esterni». Il docente di Diritto romano non rilascia dichiarazioni, lasciando parola al suo legale. «È una questione che colpisce chiunque abbia una particolare sensibilità», risponde Dario Riccioli alla domanda sulla reazione di Maggio. «Ha lavorato sempre per l’Università – prosegue – Essere perseguitato gli ha provocato uno stato d’ansia». Agire per vie legali è «l’unico modo per tutelare la sua immagine». Bocche cucite per ora da palazzo Centrale. Il rettore Pignataro non ha voluto per il momento replicare. La vicenda verrà trattata dal magnifico lunedì mattina, nel corso di una conferenza stampa, quando verrà, probabilmente, comunicato anche il nome del sostituto di Lucio Maggio. Tra i corridoi di palazzo Centrale circola la voce che il nuovo incarico dovrebbe essere affidato a un dirigente già in servizio nell’Ateneo catanese.
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