Unict, dal Cuda arriva la denuncia di un golpe fallito E nel ricordo del Mailgate spunta il presunto ruolo di Maggio

Golpe. Ovvero, un colpo di Stato. Agli studenti di storia dell’università di Catania basterebbe guardare al loro stesso ateneo in queste settimane per apprendere il concetto. È questa infatti la parola più sussurrata nei corridoi di Unict da quando – in vista delle elezioni di giovedì scorso per il rinnovo della composizione del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione dell’Ersu – sono stati avvistati dal Cuda (il coordinamento di studenti, docenti e personale d’ateneo) «ex rettori, ex direttori, ex giannizzeri dei passati governo e sottogoverno affaccendati a blandire gli incerti, esortare i recalcitranti, minacciare i nemici». Un golpe fallito – considerata l’elezione di figure indipendenti o vicine alle posizioni dell’attuale rettore Giacomo Pignataro – che comunque restituisce il senso della contrapposizione da dopo il reintegro del direttore generale Lucio Maggio, uomo di fiducia dell’ex Magnifico Antonino Recca. Uno spettro che aleggia ancora tra le stanze di palazzo centrale, dal punto di vista politico ma anche giudiziario. «Ricordate il Mailgate? Tranquilli, ne sentiremo ancora parlare…», scrive il Cuda in una nota a proposito delle promesse di «legalità, ordine, buona amministrazione» proferite da Maggio all’indomani del reintegro. Ma cosa c’entra il direttore generale con lo scandalo delle email elettorali inviate ai docenti e studenti dell’ateneo di Catania durante la campagna per le regionali del 2012, sfociato in un processo – per violazione della privacy e non solo – che vede imputati due impiegati e lo stesso ex rettore Recca?

Innanzitutto occorre specificare che Lucio Maggio – anche in quel periodo direttore generale di Unict – non è coinvolto nell’indagine né tanto meno nel processo. Ma il suo nome spunta nella registrazione – pubblicata in esclusiva da MeridioNews – in cui l’allora rettore Recca sembrerebbe assumersi la responsabilità dell’intero caso. «Ieri giustamente abbiamo parlato lungamente con il penalista… il quale ci ha rasserenato, pirchì…, minchia, u diritturi a mia mi fa moriri su sta cosa, no?!», dice Recca, secondo la trascrizione dei periti, nella conversazione registrata nello studio dell’ex rettore da Daniele Di Maria, figlio della candidata Maria Elena Grassi a favore della quale sono state inviate le email incriminate. Presenti all’incontro, sempre secondo i trascrittori dell’audio, il padre del ragazzo Antonio Di Maria, membro dello staff di Recca e marito di Grassi, e Lucio Maggio. Il quale si limita a dire poche frasi. Recca: «Che posso fare? Ficimu sta minchiata! L’alternativa è…». Daniele Di Maria: «(parole sovrapposte e incomprensibili)? Boh!». Lucio Maggio: «Un momento, ah! Il procedimento si apre!». Recca: «Ah?». Maggio: «Si apre». Recca: «Poi si viri»Maggio: «Esatto! Il procedimento si apre, non è che (parole sovrapposte e incomprensibili)». Parole riferite forse a un procedimento disciplinare nei confronti di Di Maria senior, che invece sarà poi promosso a direttore del Cinap, l’ente universitario che si occupa di integrazione.

Cosa facesse il passato e attuale direttore generale d’ateneo in una stanza dove si stava discutendo di un argomento già allora oggetto di indagine e poi di un processo è ricostruito, almeno secondo la versione di Antonio Di Maria, nel suo interrogatorio reso ai magistrati all’inizio del caso. Siamo a pochi giorni dall’invio della prima email elettorale agli indirizzi riservati di Unict, quando Di Maria, racconta, viene chiamato dal rettore per discutere la questione. Il dipendente si presenta come d’accordo con il figlio Daniele, ma entrambi sarebbero stati indirizzati nell’ufficio del direttore generale Lucio Maggio. Il quale, continua Di Maria, avrebbe sottoposto ai due una lettera – che sarebbe stata predisposta dallo stesso, insieme a un legale -, con il quale Di Maria padre e figlio si assumevano l’intera responsabilità della vicenda. «Una ragazzata», dice Di Maria ai pm. Che è poi la stessa definizione data dall’allora rettore Recca alla stampa. Ma il membro dello staff del Magnifico si rifiuta di firmare, così i tre – padre, figlio e Maggio – sarebbero andati a parlare direttamente da Recca su proposta del direttore generale. Dando vita alla conversazione in parte registrata dal giovane Di Maria con il proprio cellulare e ora agli atti del processo. Un procedimento ancora in corso, che vede impegnato l’ateneo come parte civile. Ma che non è certo il primo pensiero giudiziario dell’ente, che attende il prossimo 12 gennaio, quando il giudice si pronuncerà sul reclamo di Unict al reintegro di Maggio.

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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