Un’estate al mare. Ma da bagnino

Mare, salvare, attraccare. Tre parole, e non necessariamente in quest’ordine, bastano per identificare una delle figure più classiche e inflazionate della bella stagione: il bagnino.

Bello come il sole, super abbronzato, muscoloso quanto basta per far girare la testa alle ragazze, ma soprattutto forte, sicuro e affidabile, un bronzo di Riace a cui poter consegnare con tranquillità la propria vita e la propria incolumità. Nell’immaginario collettivo è questo il ritratto che si delinea in mente alla parola ‘bagnino’. Nella realtà, però, le cose non stanno proprio così.

A parte le doverose eccezioni dei ‘masculi’ che non hanno nulla da invidiare ai fratelli americani del famoso telefilm, la maggior parte dei baywatch nostrani pur senza prestanza fisica – quante volte vi è capitato di osservare dubbiosi il corpo mingherlino di qualche bagnino o l’età non proprio giovanile di qualcun altro? – può almeno vantare la simpatia e la parlantina tipica di noi meridionali, strumento necessario per riuscire comunque ad avvicinare e farsi avvicinare da qualche ragazza.

Fare il bagnino, però, oltre ad essere un lavoro divertente e anche remunerativo, è – o dovrebbe essere – prima di tutto un incarico di grande responsabilità, che richiede esperienza e buona preparazione. Oltre al presupposto base del saper nuotare, chiunque voglia svolgere questa attività deve conoscere bene le pratiche di salvataggio e rianimazione, le nozioni base di fisiologia e anatomia, deve avere studiato le legislazioni e i regolamenti in materia e deve saper mettere in pratica le tecniche di primo soccorso. Requisito necessario per l’aspirante bagnino è dunque il possesso di un brevetto, che si può ottenere già a 16 anni.

Nella nostra città, nonostante di volenterosi e preparati giovani baywatch non ne manchino, il servizio di salvataggio nei solarium e nelle spiagge libere è entrato in funzione con qualche settimana di ritardo rispetto alle promesse fatte a fine maggio dall’assessore alla Protezione civile e alle Politiche del territorio Marco Falcone. Il progetto “Spiagge sicure”, finanziato dalla Regione siciliana (50%), dalla Provincia di Catania (25%) e dai Comuni rivieraschi della fascia jonico-etnea (25%), realizzato per garantire l’incolumità di tutti i fruitori delle spiagge libere, doveva essere attivo ufficialmente a partire dal 1° giugno per concludersi il 15 settembre, tutti i giorni dalle 9 alle 19. Il progetto prevede che ogni 150 metri siano collocati due bagnini qualificati, forniti dai Comuni stessi o da associazioni specializzate in tale servizio, con apposito patentino di salvataggio. A Catania i solarium e le spiagge libere della plaja si sono colorate di rosso solo il 16 giugno. Siamo andati a fare due chiacchiere con Alfio, uno dei bagnini del solarium del Nautico, per farci raccontare i retroscena di questa ambita professione e le peculiarità della situazione catanese.

Finalmente vediamo in funzione il servizio di salvataggio. Questa è la tua prima stagione balneare?
«Già, finalmente! Ma se pensiamo che l’anno scorso abbiamo iniziato a fine luglio, per quest’anno possiamo ritenerci soddisfatti. No, non è la prima volta che faccio il bagnino. Ho preso il brevetto alcuni anni fa e da cinque anni faccio il bagnino. Si tratta di un lavoro estivo molto divertente, che mi permette di accumulare qualche soldino per affrontare l’anno senza dovere chiedere troppo ai miei. E poi cosa c’è di meglio che unire l’utile al dilettevole? Sto a mare, conosco tanta gente e mi pagano pure! E non sottovalutiamo il fatto che posso rendermi utile aiutando le persone che ne hanno bisogno».

Puoi raccontarci qualche aneddoto divertente?
«Proprio stamattina c’era una delle tipiche mamme super apprensive che veniva da noi ogni 5 minuti chiedendo pomate e unguenti anti-meduse, anti-insetti, anti-tutto insomma, portando con sé il figlio abbastanza cresciutello per farci vedere qualche macchiolina o arrossamento».

Quante ore di lavoro sono previste?
«Durante la settimana ci sono quattro bagnini al giorno, due la mattina e due il pomeriggio. I turni vanno dalle 8 alle 14 e dalle 14 alle 19 e possiamo organizzarci tra di noi su come gestire ciascun turno nella settimana. Non abbiamo un numero di ore minimo da fare nella settimana, l’importante è segnare i turni fatti e fare in modo che ci sia la copertura di tutti i turni. Il fine settimana invece, vista la maggior affluenza dei bagnanti, ci sono tre bagnini la mattina e tre il pomeriggio».

Come sei stato selezionato per il servizio di salvataggio nei solarium?
«Sono iscritto da cinque anni all’associazione di volontariato C.V.S.M., il corpo volontari soccorso in mare, che prima gestiva sia il reclutamento dei bagnini alla scogliera che alla plaja. Da qualche anno si alterna la gestione dei due siti con un’altra associazione di volontariato (Pantere verdi, volontari della Protezione Civile, ndr)».

Dunque non è il Comune ad occuparsi dell’assunzione di voi bagnini. Ma è il Comune che vi pagherà… Sapete già quanto e quando sarete pagati?
«Comune, Provincia, non so. Essendo iscritto ad un’associazione di volontariato la retribuzione viene considerata come un rimborso spese. Ci daranno 15€ per ogni turno. Sul quando non ci sono certezze, a maggior ragione considerando quello che è successo l’anno scorso e gli anni precedenti. So che alcuni colleghi della stagione 2006 non hanno ancora ricevuto l’intero compenso. Di solito il primo mese di lavoro viene pagato dopo un paio di mesi, dunque più o meno alla fine della stagione balneare. Il resto nei mesi successivi, si spera. Ma è capitato più di una volta che i soldi siano arrivati un paio di giorni prima delle varie elezioni! Quando saranno le prossime elezioni?!»

Mi dicevi all’inizio che lavori per mettere qualcosa da parte, ma a quanto ho capito non ci sono garanzie sui tempi. Allora cosa ti spinge a investire ogni estate il tuo tempo in questa attività?
«Lo faccio per volontariato, perché posso rendermi utile, e perché mi piace il mare. E poi non è detto che quest’anno debbano essere ripetuti gli sbagli degli altri anni. Magari andrà meglio. Come si dice? La speranza è l’ultima a morire, no?»

Chiara Nicotra

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