Un viaggio oltralpe tra politica e storia

Perché ci si deve occupare di queste elezioni francesi? Perché occuparsi della Francia in questo momento?“. Due domande poste da Fulvio Attinà, presidente della Società Italiana di Scienza Politica, durante l’incontro organizzato dai Circuiti Culturali dell’Ateneo e dalla facoltà di Scienze Politiche con la partecipazione del preside Giuseppe Vecchio e coordinato dal giornalista Enrico Escher. Due le risposte dello stesso Attinà “Perché la Francia è quasi come l’Italia, con una pessima condizione degli impiegati e con un pessimo rapporto coi servizi pubblici, un Paese in crisi e in cerca di identità (però da un punto di vista dirigenziale i francesi hanno una leadership migliore della nostra), e perché la Francia conta”. 

Il libro “Il francese di ferro” suscita un ricco dibattito portando il professore di Scienza della Politica, Orazio Lanza, a leggerne alcune frasi, tra cui quella iniziale, significativa di idee ma secondo lui anche di contraddizioni ed esagerazioni, che è “Proteggerò i francesi da tutto e tutti…”. Anche Luciano Granozzi, docente di Storia Contemporanea presso la facoltà di Lingue, pur apprezzando il gran lavoro dettagliato di Nava non può non sollevare qualche dubbio: “Sarkò è un uomo di ferro, uno sceriffo, ma in alcuni punti ho l’impressione che esageri”. 
 
Nella parte centrale il libro ha quasi una natura da romanzo, è ben fatto – afferma Attinà – ma non mi è chiaro chi sarà Sarkozy se vincerà le elezioni e sarà presidente. Vorrei aspettare il seguito“. “Nava, affascinato da questo paese d’oltralpe, scrive questo libro con una capacità di documentazione, di analisi e di profondità – aggiunge Enzo Bianco, presidente della Prima Commissione Affari Costituzionali del Senato – a dir poco imponenti. Sarkozy è un personaggio né tutto luci né tutto ombre. E’ un uomo innovatore che dal nulla è riuscito a creare un partito politico“. E sull’aspetto innovatore si sofferma anche Lanza, ponendo l’attenzione su alcuni particolari e sulla passione con cui sono state scritte le vicende elettorali. Si contrappone al termine “innovatore” la professoressa di Scienza della Politica, Sara Gentile, dicendo che più di “innovazione” si dovrebbe parlare in termini di “novità”.

Delineamo il profilo, più o meno veritiero che sia per alcuni: Nicolas Sarkozy è l’uomo nuovo della politica europea. Un populista della nuova specie, “la razza mediatica” che conquista il potere con sondaggi e televisioni. Nava rompe la serietà dei discorsi con una battuta ironica, dicendo “è come se in Francia ci fosse stata la ‘berlusconizzazione’ (Il paradosso è che anche Berlusconi è stato un innovatore)”. Sarkozy è un rivoluzionario che si propone di combattere una personale lotta di classe contro l’arcaico sistema elitario del Paese. Una vecchia conoscenza della politica che riesce a sembrare una novità e una sorpresa. Un cervello a destra e un cuore a sinistra. Un liberista con il senso dello Stato, soprattutto se è lui a tenerlo sotto controllo. In quanto francese, un gaullista attualizzato. In quanto figlio di immigrati, uno “straniero” con l’ambizione di realizzare l’american dream, il sogno americano del successo, ai piedi della Tour Eiffel. Un leader europeo della nuova generazione. Anche se alcuni pensano che sia un politico antiquato sul ruolo dell’Europa. Nava ribatte dicendo “Sarkozy non ha mai parlato di un’Europa a due velocità, ma di un’Europa a tante velocità”. 

Il libro-saggio comunque non si limita a una presentazione del personaggio “Sarkozy”, candidato dell’Ump, il partito neogollista che si contrappone ai socialisti di Ségolène Royal. Punto centrale più del “fenomeno Sarkozy” è il contesto: una ricognizione delle condizioni della Francia odierna, a tratti molto simile all’Italia.

E difatti sui problemi di sicurezza pubblica e di disagio delle giovani generazioni (come la sommossa dei disoccupati delle periferie parigine) fanno leva i programmi dei candidati alle presidenziali.

Sarkozy è stato designato dai sondaggi come il preferito, al secondo posto con un piccolo scarto c’è la Royal, mentre in terza posizione – alquanto innocuo così pare – c’è il centrista François Bayrou. Ségolène Royal gode di moltissimi sostenitori, ai quali piacerebbe avere finalmente un presidente donna. La battaglia è dura per i due protagonisti: competenti, cinquantenni e per la prima volta in gioco, entrambi possono essere concretamente vincitori. 

L’incontro si conclude con un messaggio finale lanciato da Massimo Nava a risposta delle varie domande postegli: “Riassumendo, in che cosa consiste fondamentalmente la grande novità di Sarkozy? Non è solo un bravo risolutore di problemi socio – economici; il suo elemento peculiare è l’essere riuscito a mantenere un raccordo tra le proprie origini, la propria famiglia politica e il proprio orizzonte ideale senza rinnegare “ciò che si è e da dove si viene”, ma allo stesso tempo introducendo dei forti elementi di innovazione e di coraggio per le nuove esigenze di cui necessita questa società”. Infine fa una carrellata sulla situazione politica francese passata e racconta alcuni casi di violenza nei quartieri popolari francesi: per esempio il caso di un controllore donna, “una controllora della metropolitana” come dice Nava, che se chiede il biglietto ai passeggeri viene picchiata. 

Stefania Oliveri

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