Un “grande vecchio” del fumetto italiano. Intervista con Alfredo Castelli

Perché ha deciso di scrivere fumetti piuttosto che fare il giornalista o magari scrivere libri?
Qual è l’aspetto che più l’affascina di questo medium?
La domanda non è che sia facilissima diciamo che l’idea di raccontare storie in modo visivo mi ha sempre affascinato fin da ragazzino, chissà forse se fossi nato a Roma dove c’è l’industria del cinema mi sarei buttato li. Milano era ed è tuttora la città dell’editoria e allora sono andato sul fumetto. Mi domando se fossi nato vent’anni dopo quando Milano è diventata la patria delle televisioni, magari avrei fatto qualcosa per questo mezzo.

Ha mai pensato di abbandonare, di smettere di scrivere fumetti?
Sì, quello lo penso praticamente tutti i giorni, mi piacerebbe essere un ricco signore che non ha problemi economici e allora farei fumetti per hobby, come avrei voglia di fare, o qualche altra cosa, però sempre nell’ambito della scrittura che poi il mio lavoro. In realtà poi è un mondo che malgrado tutto mi piace e continua a piacermi anche così.

Come è cambiato il mondo dei fumetti dagli anni 60 quando cioè hai cominciato ad oggi?
Ci sono stati molti cambiamenti da un punto di vista commerciale, di vendite, è cambiato in peggio, negli anni ’60 tutto vendeva ora non è più così e c’è una grossa crisi. In quel periodo però qualunque porcheria vendeva, ora invece bisogna stare molto attenti alla qualità (per fortuna). Poi sono passati 40 anni e ci sono stati tutta una serie di fenomeni che sembravano eterni e che dopo 4 o 5 anni si spegnevano. Diciamo che la velocità di spegnimento è aumentata sempre di più e si è perduto il concetto di affezione nei confronti dei personaggi, della serie, e questo è dovuto al bombardamento degli altri media, c’è un consumo immediato del personaggio. Una volta che questi media non c’erano questi personaggi duravano per sempre, ci sono personaggi nati prima del fatidico ’70 che sono molto longevi, quelli nati dopo in generale non hanno raggiunto nemmeno i vent’anni.
Martin Mystere lo sta raggiungendo è un fatto abbastanza curioso, forse ha passato il periodo del morbillo, forse, ma non lo so ancora per certo, scommetterei più sulla durata di Tex o Diabolik che su Martin. Comunque non sono un nostalgico di quei tempi, la nostalgia è una operazione non positiva di per se stessa.

Che effetto le fa sentirsi dire che Martin Mystere è un fumetto colto?
No so se è colto o no, ma è un fumetto che ho creato perché risponde alle mie esigenze, io sono curioso di migliaia di cose e ho fatto un personaggio curioso di migliaia di cose, l’ho fatto forse per sfruttare la mia biblioteca, forse per avere un personaggio che spaziasse senza fossilizzarsi in un genere. In Martin, comunque, più che cultura c’è nozionismo.

La poca azione è vista come un pregio o difetto dai lettori dato che ormai l’azione imperversa ovunque, penso ai manga, ad un certo cinema?
Diciamo che i lettori di Martin lo accettano così come è, che poi per inciso non sono tantissimi, ma io non cambio proprio per differenziarlo: è nato così e funziona così.

Pensavo più che altro alle nuove leve che sono abituate ad altre modalità narrative e leggendo?
E’ vero, è vero questo è un problema me ne rendo conto e questa è una delle ragioni per cui bisognerebbe rinnovare il parco degli autori mantenendo questa continuità, questi equilibri, magari un po’ più di azione ma non a scapito delle sue caratteristiche o se no il personaggio sarebbe stravolto.

Come pensa di risolvere il problema della continuity, il fatto che Martin stia invecchiando?
Sì quando comincierà ad invecchiare troppo… intanto sto cercando di dimenticare la sua età , e un po’ che non la cito anche se tutti se la ricordano, poi vedremo è un personaggio di carta è quindi sarà particolarmente gagliardo vedremo, vedremo…

Un giovane che vuole lavorare nel mondo del fumetto deve venire a bussare per forza dalla Bonelli perché non c’è un alternativa perché non c’è scelta, me lo conferma?
Tristissimo, ma vero è così e questo rattrista anche Bonelli perché avere un altro polo è stimolante e toglie delle responsabilà pensa che se va male lui mette a repentaglio circa 300 persone.

Perché la Bonelli sta lanciando tante testate?
Perché c’è un tentativo di vedere se salta fuori un altro grosso fenomeno, di esplorare il mercato, di valutareŠ io credo che sia una valutazione però fatta a tastoni, però è positivo valutare questo mercato misterioso per capire quale direzione prendere, anche se si sta sparando un po’ alla cieca per vedere cosa si colpisce.

Ha mai pensato di scrivere un altro personaggio per la Bonelli?
L’ho pensato però non vorrei fare un serie – scusa il gioco di parole – seriale, ma mi piacerebbe fare un uscita all’anno; anche se Sergio non è del tutto d’accordo… vedremo più avanti.

In Italia non è stata mai fatto un film o un serial su Martin Mystere, perché?
Con ogni probabilità ci sarà una serie di disegni animati a partire dal 2003, prima sarà difficile vederli, esistono già alcuni spezzoni, io ho partecipato solo marginalmente, e non come sceneggiatore. Cartoni animati non ne ho ma fatti se non alcuni caroselli e poi cadrei in certi modismi del fumetto, mi porto dietro uno stile che non credo riuscirò a perdere. Martyn Mystere sarà comunque decisamente diverso dal fumetto, può piacere o non può piacere ma il lettore non farà un paragone diretto col fumettoŠ si è cercato di fare un altra cosa, intanto si è deciso fare delle avventure di Martin giovaneŠ quindi è molto staccato dalla serie.

Le faccio, per chiudere, la domanda più banale del mondo: esiste ancora la dicotomia fumetto popolare e fumetto d’autore?
La differenza può esistere in certi termini, una volta si differenziava dal formato se si usciva a colori in formato A4 era d’autore, in formato bonelliano era popolare. Io potrei fare un’altra divisione tra fumetto seriale e fumetto one-shot con un storia auto conclusiva che hanno caratteristiche, potenzialità e difficoltà diverse. Si potrebbe chiamare d’autore il fumetto sperimentale, fuori dai canoni, e questo non esiste in Italia o comunque non c’è modo di farlo e questo e un gran peccato.

intervista di Luca Cerretti tratta da: http://www.flashgiovani.it/libri/archivio/zintervista_castelli.htm)
Link:
http://www.ubcfumetti.com
http://www.BVZM.com (sito ufficile sfortunatamente poco aggiornato)
http://www.sergiobonellieditore.it

Redazione Step1

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