«In questi anni le cose qui a Troina sono cambiate, ma nel dubbio abbiamo deciso di ricordarlo a caratteri cubitali, con un cartellone sei per tre». Più che una pubblicità progresso, lo si potrebbe chiamare un avvertimento. Rivolto a chiunque – cosche mafiose su tutti – ambisse a mettere le mani sui cantieri che partiranno nei prossimi mesi. La promessa arriva dal primo cittadino Fabio Venezia, che nei giorni scorsi ha fatto affiggere un manifesto con la scritta Troina Comune Pizzo Free e accanto, a ulteriore chiarimento, il messaggio: «In questo Comune non si paga il pizzo e le imprese lavorano nella sicurezza e nella legalità. Quelli che in passato volevano imporlo sono stati denunciati e sono finiti nelle patrie galere». Firmato: l’amministrazione comunale.
Passa da quella che, assicura il primo cittadino, non è una semplice trovata di marketing, l’ultima sfida di un Comune che negli ultimi anni è più volte finito sulle pagine dei giornali per l’impegno in favore della legalità. Dai controlli sulla gestione dei pascoli e la stretta, grazie al protocollo di legalità, sulle concessioni demaniali in odor di mafia, alle più recenti denunce sulla presunta reazione delle cosche alle interdittive, fino all’imminente sfida di trasformare l’Azienda silvo-pastorale – la società partecipata che gestisce gli oltre quattromila di ettari anche nel territorio di Cesarò – nella più grande azienda agrotecnica pubblica d’Italia e, adesso, all’impegno a tutelare l’operato delle imprese che arriveranno a Troina. «Nel nostro territorio saranno spesi 14 milioni per la viabilità, somma a cui vanno aggiunti i circa 30 milioni dei progetti che andranno presto a gara, appalti che per larga parte saranno gestiti dal Comune – spiega Venezia a MeridioNews -. Tra i piccoli centri siamo tra le stazioni appaltanti più attive della Sicilia ed è per questo che bisogna da subito chiarire le cose: questi lavori pubblici saranno trasparenti e nessuno deve pensare di poterci mettere le mani».
Sul fronte giudiziario, il territorio di Troina è stato interessato da diverse inchieste della magistratura. La più importante nel 2015 denominata Discovery, che ha fatto luce – anche attraverso le denunce di Venezia – sul clan locale che sarebbe stato guidato dal 52enne Davide Schinocca, il quale avrebbe avuto legami con i Santapaola e in particolar modo con il gruppo di Aci Catena. Lo scorso anno è arrivata la prima sentenza per gli oltre dieci imputati, tra i quali spicca la condanna a 18 anni per Schinocca. Risale invece all’inverno del 2017, l’operazione Nebrodi che ha messo al centro le attività del clan di Cesarò guidato dai fratelli Pruiti e i loro rapporti con il boss Turi Catania, la cui sfera d’influenza sarebbe arrivata fino a Troina. Proprio Catania, a luglio 2018, è stato destinatario di una confisca di beni per 300mila euro. Più recente, invece, è l’inchiesta della Dda di Caltanissetta denominata Nebros 2 e riguardante il presunto condizionamento – da parte di un gruppo di imprenditori legati a vario titolo ai Pruiti – di una gara indetta, nel 2015, dall’Azienda silvo-pastorale. «In questi anni – conclude il primo cittadino di Troina – sono stati fatti tanti sforzi per ripristinare la legalità e indietro non torniamo. Il cartello con la scritta Pizzo free verrà messo in ogni cantiere».
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