Il referendum sulle trivellazioni si farà. La corte costituzionale, riunitasi stamani in camera di consiglio, ha ritenuto ammissibile uno dei sei quesiti, in un primo momento presentati dalle nove regioni – erano dieci, prima che l’Abruzzo si tirasse fuori – interessate al tema. Le altre cinque proposte erano state precedentemente accolte dall’Ufficio centrale della corte di cassazione, salvo poi doverle rivalutare dopo che il governo ha modificato le norme in materia con l’ultima legge di Stabilità.
Dopo il nuovo esame, a essere giudicato ammissibile è stato soltanto il quesito riguardante l’abrogazione della norma sulla durata delle concessioni. Che al momento prevede che i permessi e le concessioni già rilasciati abbiano la «durata della vita utile del giacimento». Adesso, però, con il parere positivo della Consulta, i cittadini potranno votare per abolire la norma. Va ricordato, inoltre, che la Sicilia, pur essendo direttamente interessata dal referendum per via dei numerosi siti di estrazione, a settembre aveva detto no alla proposta referendaria. A essere in disaccordo erano stati sia l’Ars che il governo Crocetta.
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