Terrone, uno studio sull’origine della parola Solo nel ‘900 usata con valore dispregiativo

Sono passati più di 150 anni dall’Unità d’Italia ma percorrendo, ancora oggi, il Belpaese non è difficile percepire quell’eterno dualismo tra nord e sud. Smorzata solo negli ultimi anni, anche attraverso la comicità, la parodia e i social, la contrapposizione tra le due Italie ha caratterizzato per decenni la storia della nostra penisola. Luoghi comuni, pregiudizi, campanilismi e modi di dire, annidati nella mente di tanti italiani, e pronunciati contro altri italiani, utilizzati per marcare le differenze tra terroni e polentoni. Epiteti che racchiudono stereotipi, tensioni del vivere in un ambiente comune, ferite presenti nel tessuto sociale, impresse nelle forme della lingua, da sempre specchio fedele della nostra società

Anche se risulta difficile stabilire in quale periodo questi vocaboli siano entrati nell’uso comune con un’accezione dispregiativa, i principali dizionari della lingua italiana sono concordi sull’origine e il significato di polentone. Letteralmente mangiatore di polenta, un alimento storicamente molto diffuso nella cucina povera dell’Italia settentrionale e utilizzato, con una connotazione negativa, dai meridionali per indicare gli abitanti del nord. 

Sull’origine di terrone, invece, le posizioni sono diverse e poco chiare. Un recente studio condotto da Luca Lo Re, tirocinante dell’Accademia della Crusca, ha messo in luce l’origine e i diversi significati del noto appellativo con cui vengono apostrofati gli abitanti del Mezzogiorno. «ll primo in assoluto a registrare la parola terrone è stato il linguista Bruno Migliorini nel 1950 – spiega Lo Re – limitandosi, però, solo a riportarlo come un epiteto utilizzato dagli abitanti del settentrione per chiamare gli abitanti del sud Italia. Nel 1975, lo stesso Migliorini, interpretò polentone come coloro che mangiano polenta e terrone come coloro che provengono dalle terre ballerine, cioè dalle terre soggette a terremoti»

Successivamente, secondo il Grande Dizionario della Lingua Italiana, a cura di Salvatore Battaglia, il termine assume il valore di contadino o villano ed è usato, in senso spregiativo o scherzoso, per indicare gli abitanti del meridione, in quanto il Sud era una regione caratterizzata da un’agricoltura arretrata. «Battaglia parte dal presupposto che terrone sia un composto tra terra più il suffisso one – aggiunge Lo Re – e dà diverse interpretazioni: un’unione tra terremoto e meridione; mangiatore di terra parallelamente a polentone, mangiatore polenta; persona dal colore scuro della pelle, simile alla terra, derivante dal colore della pelle dei meridionali che da sud andavano a nord e che in gran parte erano contadini o, ancora, come originario di terre soggette a terremoti». 

Se le accezioni negative vengono registrata nel secolo scorso, l’origine del termine terrone non ha certamente un’etimologia recente, né una connotazione prettamente italiana. «In un documento del 1344 scritto da notai genovesi a Caffa, una città della Crimea, che era stata una colonia della repubblica marinara di Genova – prosegue Lo Re – i linguisti Cortellazzo e Zolli registrano una prima attestazione di Terronus, interpretabile come un cognome, e il significato sarebbe un aggettivo che indica qualcosa appartenente alla terra se non addirittura il lavoro stesso della terra, ipotizzando, dunque, un possibile legame con lo spagnolo terrón, cioè zolla»

Cognome diffuso ancor oggi anche in Italia, nelle varianti Terroni e Terrone, mentre oltralpe è possibile trovare Terrón con varianti come Therond, Teron e Terrony. «Intorno al 1600 – prosegue Lo Re – anche in Francia c’era una famiglia nobiliare che portava questo cognome. Queste attestazioni confermano che terrone ha un’etimologia molto antica perché prima che una parola si trasformi in un cognome, che spesso deriva da nomi di professioni o insulti, deve passare molto tempo. Quindi terrone non nasce in Italia negli anni Cinquanta o con le prime migrazioni da sud a nord. Questo termine era già in uso durante le guerre mondiali, utilizzato dai soldati». 

Curiosa anche l’attestazione destripa terrones presente sul vocabolario italiano-spagnolo di Lorenzo Franciosini, del 1638, come epiteto per definire un villano o un contadino. «Terrone ha subito diversi cambiamenti – spiega Lo Re -. Da parola che indicava il cumulo di terra è passata a indicare il contadino e per varie vicissitudine storiche è stata utilizzata dagli abitanti del nord per indicare quelli del sud». 

Accezione spregiativa testimoniata anche da una lettera scritta da Gilles De Gastines ad Antonio Magliabechi, nel 1693, in cui il francese, per riferirsi ai burocratici campani, li chiama teroni. «Questa frase – aggiunge Lo Re – che può essere interpretata in senso dispregiativo perché chi scrive la lettera è stato messo fuori da un affare, lascia aperte diverse interpretazioni. Nel 1600 non si poteva avere la concezione degli italiani del sud e quindi bisognerebbe capire se questa parola era già attestata in francese, con un significato dispregiativo, oppure se è stata italianizzata una parola francese. Il mio lavoro dunque continuerà perché ci sono ancora molti spunti da indagare». 

Salvo Caniglia

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