Oltre 112 anni dopo è stata localizzata la faglia che provocò il terremoto di Messina e Reggio Calabria del 1908. Il risultato arriva a conclusione di una ricerca condotta nei fondali dello Stretto dagli studiosi Giovanni Barreca e Carmelo Monaco, per il dipartimento di Scienze Biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Catania, Felix Gross e Sebastian Krastel, per l’Institute of Geosciences dell’Università di Kiel in Germania, Luciano Scarfi e Marco Aloisi, per l’Ingv di Catania. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale Earth-Science Reviews, si intitola The Messina Strait: Seismotectonic and the Source of the 1908 Earthquake.
Oltre centomila persone morirono nel sisma di magnitudo 7.1 e della lunghissima durata di oltre trenta secondi, che causò anche uno tsunami con onde alte dieci metri in alcuni punti. Lo studio si è basato sull’interpretazione di 35 profili sismici a riflessione di alta risoluzione (una sorta di ecografia del fondale marino) oltre che sull’analisi di dati sismologici e geomorfologici esaminati in maniera multidisciplinare. «L’ecografia del fondale ha consentito di individuare in modo inequivocabile una profonda spaccatura nel fondale dello Stretto di Messina – spiegano i ricercatori – La faglia mostra evidenze di attività recente poiché disloca il fondale marino con scarpate fino a 80 metri di altezza. L’analisi sismica in ambiente 3D e studi geomorfologici sul terreno hanno poi permesso di seguire la faglia per tutto il suo sviluppo ottenendo, dunque, preziose informazioni sulla sua lunghezza, un parametro fondamentale per la stima della magnitudo massima attesa in caso di riattivazione della stessa ma anche un raffronto con l’evento del 1908».
«La struttura corre lungo l’asse dello Stretto ed è individuabile a circa tre chilometri dalle coste della Sicilia – spiega Giovanni Barreca, coordinatore della ricerca -. Alla latitudine di Messina, la spaccatura curva verso est penetrando nell’entroterra calabro per proseguire poi lungo l’asta fluviale del torrente Catona, una incisione fluviale tra Villa San Giovanni a nord e Reggio Calabria a sud. La faglia è inclinata verso est e raggiunge la lunghezza massima di 34,5 chilometri. Secondo le relazioni lunghezza-magnitudo – prosegue Barreca – la faglia è in grado di scatenare terremoti di magnitudo 6.9, una energia molto simile a quella liberata durante il terremoto del 1908. Questo dato, insieme all’analisi critica delle fonti storiche (ad esempio la distribuzione del danno e della fratturazione al suolo, la rottura di un cavo telefonico tra Gallico e Gazzi) e allo sviluppo di modelli matematici di dislocazione, suggerisce di fatto che la struttura tettonica individuata sia verosimilmente proprio quella che più di cento anni fa causò la più grave sciagura sismica del ‘900».
Al centro dello studio, non il primo sull’argomento, c’è anche l’allontanamento della Sicilia dalla Calabria. Ogni anno l’isola si distanza di 3,5 millimetri.
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