Una boccata d’ossigeno per Tecnis, ma che non basta per tirare un sospiro di sollievo pensando al domani. L’impresa di costruzioni, sequestrata il 23 febbraio dall’antimafia etnea, sarebbe stata ammessa al Codice antimafia. A deciderlo il tribunale di Catania, che avrebbe così accolto la richiesta avanzata dall’amministratore giudiziario Saverio Ruperto, che all’interno dell’azienda aveva già ricoperto – avendo poteri meno ampi – il ruolo di commissario prefettizio.
L’accesso al decreto legislativo permette all’impresa di esigere dalle stazioni appaltanti il pagamento dello Stato di avanzamento dei lavori (Sal). Una iniziezione di liquidità che Tecnis potrà utilizzare per pagare stipendi e debiti correnti, ma che non è sufficiente a risolvere uno stato di crisi economica su quale gravano oltre 100 milioni di euro di debiti. Per venire fuori da questa situazione i sindacati hanno chiesto a Ruperto di attivarsi per ricorrere alla legge Marzano, così da evitare il fallimento.
Intanto, col riconoscimento del Codice antimafia, i creditori non potranno attaccare l’azienda richiedendone il fallimento per recuperare le loro spettanze. Uno scudo, previsto dalla legge, che congela i debiti precedentemente maturati da Tecnis e che la proteggerà dalle richieste dei creditori per tutta la durata del mandato riconosciuto all’amministratore giudiziario Ruperto. Mandato di sei mesi che sarà possibile prolungare a discrezione del tribunale.
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