La procedura non è ancora conclusa, tutt’altro. Ma il primo, pesante passo per giungere alla cessione di Tecnis, colosso catanese delle costruzioni, è stato compiuto ieri. Quando l’amministratore unico Saverio Ruperto ha proceduto con l’aggiudicazione provvisoria in favore del gruppo Pessina costruzioni spa e di Amec srl. La notizia trova conferme nell’ambiente sindacale. L’iter prevede adesso che le due aziende accettino il provvedimento. Una volta fatto questo, Ruperto avvierà la trafila per ottenere l’autorizzazione del ministero per lo Sviluppo economico. Solo allora la vendita verrà perfezionata. Il negoziato in fase avanzata è stato accolto come una buona notizia da sindacati e osservatori economici.
Tecnis, gioiello degli imprenditori Domenico Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice, è finita sotto sequestro tre anni fa. La procura di Catania, a quell’epoca guidata dal reggente Michelangelo Patanè, dichiarò in quella sede che le indagini del Ros avevano fatto emergere «l’asservimento del gruppo imprenditoriale alla famiglia catanese di Cosa nostra, alla quale sono state garantite ingenti risorse economiche ed è stata consentita l’infiltrazione del redditizio settore degli appalti pubblici». I pm aggiunsero inoltre che la dimensione degli appalti gestiti da Tecnis aveva risvegliato gli interessi illeciti delle famiglie mafiose di Catania, Palermo e Messina.
Nel marzo 2017, tuttavia, su richiesta della stessa procura, il tribunale per le misure di prevenzione di Catania restituì l’azienda a Costanzo e Bosco, poiché era «venuta meno la pericolosità delle aziende». Quelle accuse caddero. I due costruttori erano stati posti ai domiciliari oltre un anno prima, nell’ottobre 2015, per via di un presunto giro di tangenti. La maxi inchiesta della procura di Roma si chiama Dama nera. Dopo il dissequestro, l’azienda venne ammessa all’amministrazione straordinaria per il salvataggio: il Mise pose alla guida ancora una volta il professore Ruperto, come amministratore unico.
Un provvedimento dovuto al fatto che, poco prima dei guai giudiziari, si erano materializzati quelli finanziari. Ritirato il piano di ristrutturazione del debito, nel febbraio 2016 il cda dell’azienda aveva già dichiarato di voler vendere. In quel periodo si parlò di passivi per oltre cento milioni di euro. Secondo Il sole 24 ore, Tecnis, nonostante un «fatturato di oltre 300 milioni di euro nel 2013 e 2014, con oltre 800 dipendenti, è andata in difficoltà dal 2015, con ricavi ridotti a 198 milioni e perdite nette per 12 milioni». Al trascorrere del tempo, si è infittita la preoccupazione per le grandi opere in itinere aggiudicate al gruppo etneo. Giusto per fare due esempi, la metropolitana di Catania e l’anello ferroviario di Palermo. L’avvio della cessione inala ossigeno e speranza anche ai lavoratori del gruppo.
Si mantiene prudente la Cgil. «Nel caso in cui l’ipotesi Pessina non dovesse concretizzarsi – spiega Giovanni Pistorìo, segretario della Fillea di Catania – il complesso risulta essere stato interessante per altri. Per quanto ci riguarda – aggiunge – è importante valorizzare le ipotesi che consentirebbero il pagamento delle mensilità arretrate per i lavoratori, il riutilizzo immediato anche di forza lavoro manuale e non la loro messa a riposo, infine il rapido completamento dei lavori in corso in esecuzione nel nostro territorio».
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