Teatro Stabile, ecco il bando per il direttore artistico Tra i criteri di scelta, 10 anni di esperienza nel ruolo

Il processo di normalizzazione del Teatro Stabile di Catania continua. E stavolta, dopo tutte le polemiche degli anni scorsi, arriva un bando pubblico di selezione per il direttore artistico, figura che mancava dall’inizio del 2016. In mezzo: la grave crisi economico-finanziaria dell’istituzione teatrale, le proteste dei lavoratori, un commissariamento e la nomina di un nuovo consiglio di amministrazione. La scadenza per presentare le domande è fissata per il 15 novembre e, intanto, è facile immaginare che di curriculum – in formato europeo – ne arriveranno parecchi. Anche se i criteri di selezione, per forza di cose, restringono le possibilità: «In particolare – si legge nel bando – saranno valutate le esperienze maturate in posizione analoga a quella oggetto del presente bando con esperienza acquisita per almeno un decennio con particolare riferimento alla complessità dell’organizzazione culturale di appartenenza o all’importanza del progetto gestito».

I documenti necessari per proporre la propria candidatura sono stati pubblicati ieri sul sito dello Stabile. Ci sono quindi 25 giorni per valutare se presentarsi per ricoprire il ruolo che, tra molte critiche, è stato per anni del regista Giuseppe Dipasquale. Che aveva mollato dopo uno scontro piuttosto acceso con il sindaco Enzo Bianco e dopo la lettera di dimissioni dell’ex presidente Nino Milazzo. Da quel momento – il 2016 iniziava in modo piuttosto burrascoso – l’amministrazione comunale aveva indicato il suo nome: Giovanni Anfuso, regista anche lui e con una lunga esperienza. Anche questa nomina, però, aveva portato con sé uno strascico di lamentele: soprattutto da parte di chi, nel mondo dell’arte, con forza chiedeva che il direttore dello Stabile venisse nominato dopo una valutazione dei curricula. La marcia indietro era stata silente: Anfuso non sarebbe stato direttore artistico, ma solo consulente a titolo gratuito.

Nel valzer di nomi e dimissioni, in ballo arriva anche Salvatore La Rosa, esperto di finanza e fondatore del circolo del Partito democratico di Acireale. La poltrona su cui siede è quella del presidente del cda, lasciata vacante dal giornalista Milazzo. Resiste cinque mesi e poi va via, permettendo l’inizio della lunga fase commissariale: l’assessore regionale al Turismo Anthony Barbagallo invia a Catania uno dei tecnici delle istituzioni culturali più esperti che ha a disposizione: Giorgio Pace, modicano di nascita e catanese di adozione, campione di risanamento finanziario di barche che colano a picco. È lui, in effetti, a imprimere quella svolta che permette al Teatro Stabile di non interrompere del tutto le attività. Dando un’accelerata al processo di ricomposizione del debito – e, quindi, di salvezza – che deve passare attraverso un accordo coi creditori che, per alcuni, ha un sapore indigesto.

Il 23 agosto di quest’anno, intanto, si è chiuso il commissariamento e lo Stabile ha rinnovato il suo cda, con la presidenza del notaio Carlo Saggio. Il 18 ottobre, il nuovo cda ha deciso di indire il bando per ridare un direttore artistico a un’istituzione la cui stagione teatrale del 60esimo anniversario è stata messa a punto da un burocrate. Oltre all’esperienza professionale nel settore del Teatro, tra i criteri di valutazione ci sono la «conoscenza ed esperienza dei principali processi organizzativi e gestionali nell’ambito delle organizzazioni culturali, possesso di relazioni internazionali con importanti organizzazioni culturali e istituzioni operanti all’estero nel campo delle arti del teatro e dello spettacolo dal vivo, attitudine all’interazione positiva con il tessuto culturale del territorio». Dopo una prima scrematura, i candidati dovranno presentare una proposta di programma triennale delle attività dello Stabile, che poi sarà valutato dalla commissione e sulla base del quale sarà fatta la scelta. Il trattamento economico, nota dolente per casse in rosso, sarà deciso in seguito. Il contratto sarà quadriennale e sulla possibilità di rinnovo c’è un solo punto fermo: non più di una volta.

Salvo Catalano

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