Teatro Biondo, dai soci arrivano 400 mila euro Richiamata la sarta, Cgil: «E gli altri lavoratori?»

Solo la sarta. Nonostante l’arrivo di soldi freschi – 400mila euro dai soci, per l’esattezza 150mila dal Comune di Palermo e 250mila dalla Regione Siciliana – soltanto uno dei 12 dipendenti cassaintegrati dal Teatro Biondo (tecnicamente si chiama fondo di integrazione salariale) è stato richiamato in servizio: la sarta, appunto, peraltro l’unica nella pianta organica di via Roma. Lo rende noto la Slc Cgil per bocca del segretario Maurizio Rosso. Il riposo forzato dei dipendenti, iniziato a ottobre, durerà sei mesi all’80 per cento dello stipendio.

Ai 400mila euro si arriva grazie ai 150mila stanziati da Palazzo delle Aquile con la variazione di bilancio approvata il 30 novembre da Sala delle Lapidi e ai 250mila prima tagliati all’improvviso dalla Regione Siciliana e poi rientrati con l’assestamento votato dall’Ars il 2 dicembre. Per adesso, però, a quanto pare non bastano questi soldi per far rientrare immediatamente anche gli altri undici dipendenti cassaintegrati in nome del piano di risanamento, malgrado a ottobre per il pareggio di bilancio dello Stabile mancassero più o meno 130mila euro

Rosso ha preso carta e penna e ha scritto al direttore del Biondo Roberto Alajmo chiedendo l’immediato reintegro di tutti i lavoratori. «Il sindaco ci aveva promesso che sarebbero subito rientrati al lavoro tutti. Il Comune venti giorni fa versato la quota di un milione e mezzo di contributi dovuti al teatro e in questi giorni è arrivata anche una quota di 400 mila euro, di cui 250 mila euro dalla Regione», si legge nella missiva. L’ultima parola, però, spetta ai vertici dell’ente, come spiega Alajmo. «Il Comune ci ha promesso queste somme in più ma non sappiamo ancora quali cifre potremo utilizzare per i prepensionamenti e far così rientrare la cassaintegrazione. Deciderà il Consiglio di amministrazione. Stesso discorso per i 250mila euro giunti dalla Regione».

«La cassa integrazione era scattata per recuperare circa 130 mila euro – conferma Rosso -. Adesso basta, è ora di porre fine a questa azione scellerata, che vede i lavoratori non solo mortificati professionalmente ma con stipendi di circa 850 euro al mese. Questo per chiarire la favola dei lavoratori privilegiati dei teatri. Continuiamo a non capire la ratio di queste decisioni. Abbiamo più volte sostenuto la convinzione della scelleratezza di questo provvedimento di cassa integrazione – insiste -, che ha colpito 12 lavoratori scelti senza un criterio su 45 per pagare la crisi, e di come sia stato ottuso sospendere dal lavoro l’unica sarta presente nel teatro. Questa marcia indietro dimostra che avevamo ragione, questa cassa integrazione è inutile e ingiusta. Pertanto – conclude il segretario rivolto ad Alajmo – intimiamo codesta direzione al richiamo immediato di tutti i 12 lavoratori che hanno subito la cassa integrazione e a non continuare in questi comportamenti discriminatori. Altrimenti questa organizzazione sindacale sarà costretta ad adottare le necessarie e dovute azioni di lotta».

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