Stato Generale di Insoddisfazione

«Temiamo che la serie di iniziative degli Stati generali possano risultare solo una vetrina per politici e che alla fine, dopo tanto parlare, non si concretizzerà nessuna azione utile a migliorare le condizioni della città». Dai commenti sugli “Stati generali 2010 della città di Catania” dei rappresentanti del GAPA – Giovani Assolutamente Per Agire e CittàInsieme, due associazioni di società civile che operano da più di vent’anni nel territorio catanese, emergono gli stessi dubbi.
 
Gli Stati generali, partiti lo scorso febbraio, prevedono fino al prossimo 19 giugno un calendario ricco di eventi e incontri con lo scopo di coinvolgere tutte le parti attive della società catanese nello sviluppo partecipato della città, attraverso la programmazione di azioni in grado di garantire il miglioramento dei servizi.
 
A Catania ci sono molte associazioni di società civile che cercano di migliorare la qualità della vita dei quartieri in cui operano, e della città tutta, lavorando per la legalità, la cultura, l’informazione. Operano raccogliendo le richieste dei cittadini e conoscono bene i bisogni della città. Due di queste sono appunto il GAPA, Centro di aggregazione popolare che opera a San Cristoforo, uno dei quartieri più a rischio della città, tristemente famoso per le piazze di spaccio della droga, e CittàInsieme, movimento di società civile catanese attivo dal 1987 con sede nella Parrocchia San Pietro e Paolo di via Siena 1.
 
Il lavoro degli Stati generali, che ha come obiettivo primario quello di confrontare l’attuazione del programma dell’Amministrazione comunale con iniziative, progetti e idee di esperti e comuni cittadini, ridisegnando se necessario nuove linee guida per lo sviluppo della città, poteva essere già in parte svolto se solo le amministrazioni avessero dato più spesso ascolto a questi cittadini attenti e responsabili.
 
«Finora abbiamo seguito due delle iniziative degli Stati Generali – dice Giovanni Caruso del GAPA – quella sul piano regolatore e quella sulla cultura. Ci sono sembrate tanto le solite iniziative “passerella” per attivare meccanismi propagandistici e per spendere, se è vero, circa 240 mila euro che in questo momento nella nostra città ci sembra proprio uno spreco».
 
In una città come Catania, con un bilancio in perdita e casse sempre vuote, sembra inopportuna una spesa che è impiegata solo per discutere su potenziali iniziative, quando c’è necessità di risolvere situazioni che richiedono gesti immediati e concreti da tanto tempo. «A giugno, per esempio – aggiunge infatti Caruso – ripartirà lo sfratto per la scuola Andrea Doria che era stato prorogato nel luglio del 2009. Il debito contratto dall’amministrazione comunale era di circa 175 mila euro. Questi soldi potevano servire a questo e ad altro».
 
«Da diversi decenni a Catania – sottolinea Caruso – non si riesce, sotto qualsiasi amministrazione, a portare a termine il piano regolatore con i risultati disastrosi che questo ha comportato. Si è andati avanti con le varianti sullo stesso piano, vedi speculazione sul lungomare e sul Corso Martiri della Libertà, per non citare il piano integrato per San Cristoforo sud. Agli Stati Generali della cultura poi, tenuti nel rinnovato palazzo Platamone, si è detto tanto e nulla, ma abbiamo notato tanta confusione e una progettualità obsoleta».
 
I politici sembrano avere tante cose da dire ai tavoli degli Stati generali ma poi, interrogati su problemi concreti, non forniscono soluzioni. «Per il numero dei Cordai (giornale del quartiere San Cristoforo, ndr) di marzo – racconta Caruso – Salvo Ruggieri ha intervistato l’assessore alla cultura Fatuzzo, che non ha saputo rispondere a domande come “cosa farete dell’ex manifattura tabacchi, degli spazi sociali chiusi e abbandonati”, e il nostro cronista gli ha dovuto anche ricordare che fine ha fatto il teatro stabile dei pupi siciliani».
 
E se gli Stati generali avessero potuto organizzarli al GAPA? «Non avremmo fatto altro che quello che facciamo sempre – risponde Caruso – e cioè condividere con i cittadini, proposte, progettualità e creatività attraverso le pratiche della democrazia partecipata e del bilancio partecipativo e non certo pratiche distanti dalla gente, dove soltanto una borghesia vanitosa viene invitata per discutere argomenti lontani dall’interesse collettivo».
 
Caruso parla sicuramente con cognizione di causa: «Le prove di certo modo di agire le abbiamo nel nostro quartiere dove il piano regolatore si esprime in spazi riempiti di colate di cemento che loro chiamano “giardini minerali” e poi abbandonati a se stessi, come nel caso di piazza Don Bonomo in via Delle Salette e piazza Don Puglisi in via Barcellona, che la gente comune non frequenta perché diventati “super market della droga”, così come le ha definite Orazio D’Antoni (deputato regionale del Movimento Per l’Autonomia, ndr), o luoghi fuori dal controllo istituzionale, dove né vigili urbani né forze dell’ordine vanno perché hanno paura delle gang di spacciatori. Ovviamente andare a vedere di persona vale più di qualsiasi nostra parola».


In quegli stessi posti per quanto riguarda la cultura ci sono solo spazi abusivi dove quasi ogni sera la musica neomelodica la fa da padrona, col bene placido dei piccoli boss mafiosi, oppure spazi che potrebbero essere trasformati in luoghi di cultura, come l’ex cinema Midulla e l’ex cinema Concordia, restano chiusi o poco usati o inadeguati per le esigenze del quartiere. «Lontano è il valore della contaminazione culturale e multiculturale – dice Caruso – cosa che abbiamo cercato e cerchiamo di fare noi con le nostre attività, ospitando compagnie teatrali, cineforum, presentazione di libri».


Più cauti quelli di CittàInsieme, che al momento si dichiarano “nella fase della osservazione” , ma la paura è la stessa. «Non esprimiamo né un giudizio positivo né negativo – afferma Mirko Viola. Siamo “positivamente ingenui” e ci auguriamo che serva realmente a qualcosa, che cioè tutte le proposte emerse durante questi incontri vengano poi, almeno in parte, fatte proprie dall’Amministrazione ed attuate, e che non sia soltanto fumo negli occhi o una passerella per i politici».
 
Alla domanda su cosa avrebbero fatto se avessero potuto organizzare loro gli Stati generali, rispondono senza anticipare nulla, che stanno lavorando con chi si occupa degli Stati Generali per organizzare nel mese di aprile una seduta esclusivamente dedicata ad uno dei tempi più scottanti che riguardano la città. «Vedremo – dice Viola. D’altronde noi rappresentiamo quella parte di cittadini abbastanza navigati e disincantati, ma che non smetteranno mai di sperare nel cambiamento di mentalità dei nostri politici che, ricordiamo sempre, sono lo specchio del nostro modo di pensare e di agire».

 

Agata Pasqualino

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