Un cantiere che rimane praticamente fermo, diversi lavoratori che attendono ancora i pagamenti dei mesi di novembre e dicembre del 2023 e una bagarre legale tra un consorzio e una delle sue consorziate. La vicenda che riguarda i lavori del lotto A della strada statale 683 Libertinia, in provincia di Catania, è tutt’altro che chiusa. Anche perché andrebbe capito chi dovrebbe farsi carico di pagare le spettanze. A inizio febbraio, l’Anas – come stazione appaltante – sembrava essersi fatta avanti spiegando, però, che sarebbe stato necessario un parere legale per capire come procedere all’eventuale azione di surroga. C’è poi chi sta in mezzo, ossia il consorzio Valori Scarl. Lo stesso che, nei mesi scorsi, avrebbe provveduto sia alla liquidazione anticipata degli stati d’avanzamento dei lavori, rispetto ai tempi di pagamento della stazione appaltante, che a erogare una cospicua anticipazione contrattuale. Tutto ciò al solo fine di dare impulso ai lavori e al pagamento delle maestranze. Destinataria delle somme – per circa 3 milioni di euro – sarebbe stata la Unicos, ossia la società con sede a Santa Venerina (nel Catanese) alla quale l’appalto era stato affidato e che ha interrotto le proprie attività lamentando difficoltà economiche.
Da Unicos sarebbe stato mandato ad Anas e all’Ispettorato del lavoro un elenco con nominativi e cifre da pagare. Per il consorzio Valori Scarl, però, la lista meriterebbe più di un approfondimento: «Compaiono sia soggetti palesemente estranei al cantiere e alle sue mansioni – si legge in un documento – sia indennità e componenti retributive asseritamente maturare in periodi nel quale lo stesso neppure era attivo». Inoltre, all’azienda di Santa Venerina sarebbe stato notificato a inizio febbraio un decreto ingiuntivo da 1,5 milioni di euro. Ecco perché dal consorzio si chiedono verifiche sui nominativi, invitando Anas a non provvedere ad alcun pagamento in attesa che la situazione venga chiarita. Dal canto suo, Unicos specifica in una missiva di metà febbraio che le proprie difficoltà sarebbero «tutte esclusivamente e direttamente riconducibili alla commessa pubblica in questione per fatti, circostanze e condotte a essa non imputabili», invitando Anas a procedere nei pagamenti «senza timore».
Un continuo rimpallo che lascia sullo sfondo proprio i lavoratori. «Da subito, abbiamo chiesto la sostituzione nei pagamenti inizialmente al consorzio e, in caso di diniego, risalendo in ordine di responsabilità, ad Anas. La diatriba legale, però, continua – spiegano a MeridioNews Dario Gulisano e Vincenzo Cubito, rispettivamente segretario e segretario generale della Fillea Cgil Catania-Caltagirone – I giorni passano e restano i lavoratori con la loro disperazione. La vertenza è tutt’altro che conclusa. Noi continueremo a monitorare la situazione – affermano – per fare in modo che a queste maestranze vengano riconosciuti, nel minore tempo possibile, i diritti acquisiti con sacrificio in cantiere. Motivo per cui, se entro sette giorni non sarà sciolto il bandolo della matassa, daremo mandato ai nostri legali per la declaratoria del caso dinnanzi il magistrato competente e il recupero coattivo delle somme dovute da tutti gli obbligati ad adempiere».
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