Un giorno dopo le dimissioni del presidente Nino Milazzo – presentate come irrevocabili al Consiglio di amministrazione – il Teatro Stabile di Catania subisce un nuovo scossone. Il sindaco Enzo Bianco – il Comune fa parte dei soci fondatori dell’ente culturale – ha chiesto le dimissioni pure del direttore artistico Giuseppe Dipasquale. Che aveva da poco prolungato il suo contratto di altri sette mesi.
Dal Teatro non arriva nessuna risposta. «Al momento non intendo commentare la notizia – dice Dipasquale – Per quanto mi riguarda mi atterrò, come ho sempre fatto, alle decisioni del Consiglio di amministrazione con il quale c’è, e c’è sempre stata, perfetta sintonia». «Il cda mi ha chiesto di rimanere e stiamo lavorando alla riconferma», diceva qualche giorno fa il direttore artistico, la cui carica – in base al regolamento fissato dallo statuto – .dura quattro anni. La prima nomina di Dispaquale risale al 2007, ed era stata già rinnovata nel 2011. Incarichi durante i quali non mancano polemiche in merito alla sua gestione. Una su tutte, quella relativa ai ritardi maturati nei pagamenti delle mensilità da febbraio-maggio 2015 dei dipendenti. «Siamo riusciti a sbloccare la situazione grazie all’arrivo di una tranche di fondi regionali. Abbiamo versato ai dipendenti quattro stipendi e – sosteneva Dipasquale – con i prossimi arrivi regolarizzeremo la situazione».
Il vice presidente dell’ente Jacopo Torrisi, che con le dimissioni di Milazzo – che resterà in carica fino all’elezione del nuovo presidente – ne ha preso i poteri e fa parte del cda, non aggiunge altro alla voce del direttore artistico sulla richiesta di dimissioni: «No comment». Ma tra qualche giorno sono attese novità.
Nella lettera di dimissioni con cui faceva il bilancio della sue gestione, il presidente dimissionario Milazzo scriveva di «accanimento burocratico che qualche ufficio della pubblica amministrazione esercita sul Teatro» a proposito dei fondi economici sui quali l’ente basa la sua attività. Ma pure di «azione denigratoria, spinta talora fino alla protervia della diffamazione, che alcuni soggetti collegati a ben circoscritte aree politiche e sindacali hanno condotto contro il gruppo dirigente». E nei due anni trascorsi a guida dello Stabile «non mancano i motivi di soddisfazione», non nasconde «l’amarezza per ciò che poteva essere e non è stato». Concludeva infine facendo gli auguri al proprio successore, non ancora nominato dal Comune: «Spero che il mio successore sia più efficiente di me e che il contesto in cui dovrà svolgere il suo compito sia più sereno e benigno di quello che è toccato a me».
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