St Microelectronics, un futuro molto incerto

Nelle scorse settimane abbiamo dato notizia del fatto che quest’anno alla ST Microelectronics non sarà previsto il Summer-job, il progetto di lavoro stagionale che ha rappresentato per anni un’occasione per formare nuove leve. Ma non è questa l’unica ragione di preoccupazione per i lavoratori. In una riunione tenutasi a maggio presso il Ministero dello Sviluppo Economico, l’azienda ha cercato di rispondere alle numerose domande da parte dei sindacati. Facciamo il punto.

 

Per quanto riguarda il site ST di Agrate (Milano) si è confermato il piano di creazione della linea pilota delle fette di silicio a 12 pollici; un’operazione che risulterebbe molto positiva e vantaggiosa per lo sviluppo dei semiconduttori e che sostituirebbe la vecchia linea di produzione a 8 pollici. Inoltre per questo site sono previsti degli sviluppi di altre tecnologie. La RSU di Agrate, così come quella di Catania,  ha però manifestato alcuni dubbi sull’attendibilità di quanto affermato dall’azienda.

 

Per ciò che concerne la politica estera dell’azienda, è stato ribadito il rinvio della chiusura di Phoenix, una proroga a data da destinarsi. Ricordiamo in questo senso che l’orientamento della società è quello di chiudere alcuni site per ovviare all’attuale momento di crisi. Quest’annuncio sembra contraddire alcune affermazioni fatte nel recente passato dall’azienda stessa, che annunciavano l’immediata chiusura dei site di Phoenix e Carrolton a vantaggio dei siti italiani.

 

Joint-venture: l’azienda ha già formalizzato in sede ministeriale la joint-venture del comparto wireless con la corrispettiva divisione di NXP. L’accordo prevede che l’80% del pacchetto azionario sia in mano a ST ed il restante 20% a NXP (ex Philips semiconduttori). In futuro l’azienda pensa ad una possibile acquisizione totale dell’intero pacchetto azionario. In questa operazione solo in Italia saranno coinvolti circa 60/65 lavoratori di cui 20 sono dipendenti del site di Catania. Questa è una notizia già data in sede locale, ma dell’operazione non sono ancora stati definiti i vari dettagli. Certo è che bisognerà chiedere tutte le garanzie del caso per i lavoratori italiani coinvolti.

 

Il vecchio reparto chiamato CT6, che produce le fette di silicio a 6 pollici, per tutto il 2008 e forse oltre continuerà con la sua produzione. Dalla parte sindacale sulla questione sono state poste diverse domande al fine di capire cosa ha in mente l’azienda riguardo al futuro del fab da 6 pollici. Alla richieste specifiche l’azienda ha replicato che avrebbe fatto di tutto per evitare impatti occupazionali, ma non tutte le risposte sono state considerate soddisfacenti dai sindacati. I rappresentanti della società hanno poi aggiunto che si sta studiando un piano alternativo a quanto fino ad ora programmato, vale a dire una soluzione all’imminente chiusura del reparto.

 

La situazione del reparto M5, ubicato all’interno del site di Catania, è anch’essa un po’ incerta. Secondo i sindacati l’azienda non ha dato risposte esaurienti rispetto ai carichi di produzione ed ai nuovi prodotti da trasferire in M5.

 

Per ciò che invece riguarda gli investimenti è possibile affermare che in Italia questi sono purtroppo ridotti rispetto anche a quanto è previsto nel piano industriale. Tale situazione costituisce un campanello d’allarme, poiché senza investimenti non è possibile ipotizzare nessuna fase di rilancio, bensì una graduale dismissione.

 

Infine riportiamo ciò di cui si è discusso a proposito della joint-venture per la realizzazione di Numonyx. Anche in questo caso ci sono da segnalare alcuni impedimenti dovuti alla difficoltà che l’azienda sta incontrando per avere liquidità dalle banche. Anche questa notizia preoccupa i sindacati: infatti gli investimenti che la ST dovrebbe effettuare per il completamento del Fab M6 sono molto dispendiosi. E senza investimenti e senza una programmazione più celere, il futuro di questa società sembra ancora molto incerto.

Gianluca Nicotra

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