Armati di acqua e spazzole. Novelli lavavetri. Sono i lavoratori del call center 4U, tornati in piazza a Palermo per lo sciopero indetto da Cgil, Uil e Ugl. L’azienda ha deciso di licenziare 245 dipendenti su 330 dopo la perdita della commessa Wind, aggiudicata dalla Abramo Spa. Così davanti a un futuro sempre più incerto in viale Regione siciliana all’altezza di piazzale Lennon i lavoratori hanno inscenato la singolare protesta. Lavavetri improvvisati all’altezza dei semafori: «Dal call center a lavavetri» è lo slogan e la manifestazione sta già causando disagi e rallentamenti al traffico.
I lavoratori puntano il dito contro le «logiche esclusivamente commerciali delle aziende coinvolte». E denunciano come dopo 40 giorni dal cambio di gestione e dai licenziamenti «né Wind ha dichiarato i volumi di lavoro che assegnerà alla nuova impresa vincitrice della commessa, né Abramo si è espressa sul numero di lavoratori che vorrebbe impiegare sul territorio palermitano e tantomeno a quali condizioni».
«È inconcepibile che lavoratori di altissima professionalità come quelli di 4U Servizi, impegnati nel settore da 15 anni, debbano essere ostaggio dell’assenza di regole nel settore e delle gare al massimo ribasso» denuncia la Uilcom. I sindacati chiedono alle aziende coinvolte di mettere «le carte in tavola e sviluppare insieme alle parti sociali un piano che tenga dentro tutti i 330 lavoratori». «Nessuno pensi di poter fare impresa a Palermo lasciando la gente per strada» dicono i manifestanti.
Ai lavoratori del call center 4U arriva la solidarietà di Simone Di Trapani, segretario provinciale di Sinistra ecologia e libertà Palermo. «Servono strumenti di protezione per i lavoratori dei call center, il cui futuro non può dipendere dalla volatilità delle commesse». A rischio ci sono i due terzi dei lavoratori, ma quello dei call center è un comparto da tempo in crisi, nonostante in città sia la più grossa industria. A rischio ci sono anche i lavoratori Almaviva. L’azienda ha già annunciato gli esuberi, colpa della mancanze di commesse e di un margine operativo ben al di sotto di quello necessario per la sopravvivenza del sito. In ballo c’è il futuro di 2.500 persone, ma il rischio è quello di un effetto domino in un colosso che in Sicilia conta circa 6mila addetti tra lavoratori a tempo indeterminato e lavoratori a progetto. Per questo i lavoratori hanno annunciato un pacchetto di 24 ore di sciopero.
«Il settore in Sicilia dà lavoro a quasi 10mila persone tra inbound e outbound – conclude Di Trapani – i governi locali dovrebbero essere attori in grado di garantire con i mezzi a loro disposizione i livelli occupazionali e la qualità del lavoro stesso».
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