Anche quest’anno a Capodanno Catania è stata ricoperta da un tappeto di detriti particolari, risultato dei fuochi d’artificio che in giro per tutta la città sono stati fatti esplodere. Dei tanto vituperati botti – legali e non – si è tanto parlato. Ma forse pochi si sono accorti di altri resti, i bossoli delle pistole. Su Argo, gli animatori del centro Talità Kùm hanno espresso preoccupazione per il ritrovamento di diversi bossoli nel quartiere di Librino. Una preoccupazione che non è solo dettata dalla paura fisica di farsi del male, ma anche dal pensiero di vedere le armi da fuoco usate con troppa disinvoltura.
Lasciando da parte il pensiero terrificante di armi vere usate per “festeggiare” l’ingresso in un nuovo anno, è preoccupante anche il numero di bossoli e proiettili a salve che ancora oggi si vedono ancora in giro. Sì, ok, si tratta di pistole diverse, quelle con il famoso tappo rosso. Le scaccia cane, insomma, che sono vendute liberamente in quanto classificate come oggetti. Dal punto di vista tecnico hanno polvere e bossolo, ma non il proiettile (la palla) che fisicamente esce dalla canna. Nessun contatto fisico, dunque, e nessun pericolo diretto. Però quello che la gente dovrebbe sapere è che in fin dei conti dovrebbero essere usate lo stesso con precauzione: producono un rumore pressoché simile – quindi c’è rischio per l’udito se si usano vicino ad altre persone, in ambienti chiusi o che producono eco – e c’è pur sempre una certa detonazione, quindi una piccolissima fiamma e minuscoli detriti. Usate vicino ad oggetti infiammabili o nei pressi di altri fuochi d’artificio sono potenzialmente pericolose. Insomma, alla faccia della loro definizione di “armi giocattolo” non sono mica così inoffensive.
Una riflessione finale, però, è quella più importante. Che accogliere l’anno nuovo godendosi lo spettacolo di fuochi sicuri, maneggiati da persone con un minimo di dimestichezza, può anche essere condivisibile. Ma che il primo gennaio debba essere accolto con un clima degno di un film di Sergio Leone un po’ meno.
Tiziana
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