La migliore misura anti-Covid-19, nel Catanese, l’ha fornita a sorpresa l’Etna. A Giarre infatti, è impossibile camminare senza mascherina e non guasterebbero nemmeno gli occhiali di protezione. Colpa della cenere vulcanica, che domenica 7 marzo ha ricoperto diversi centri etnei, costringendo amministrazioni e cittadini a correre ai ripari. A partire dalla pulizia urgente dei tetti e delle strade per evitare problemi peggiori. Le avvisaglie erano arrivate nei giorni precedenti con dieci eruzioni in quindici giorni.
A Giarre si stimano circa
12mila tonnellate di cenere vulcanica da raccogliere e smaltire. Per un totale di più di 2000 viaggi da effettuare con i camion delle nove ditte private finora coinvolte attraverso affidamento in somma urgenza. Tra le strade della cittadina si lavora con spazzatrici meccaniche e soffiatori. Sui marciapiedi è un susseguirsi di sacchi di plastica pieni di cenere.
Eppure i problemi sono si fermano a strade e tetti: a cadere dal cielo
sono stati infatti anche lapilli, abbastanza grandi da provocare danni e che, triturati dal peso delle auto, diventano polvere che rende l’aria pesante. Il presidente della Regione
Nello Musumeci ha già dichiarato lo stato di crisi e annunciato la richiesta dello stato d’emergenza. Ma ancora una volta la burocrazia si dimostra troppo lenta rispetto alla natura e anche disordinata, senza un approccio coordinato come richiesto invece dai 16 sindaci coinvolti nell’emergenza.
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