Siracusa dimenticata?

L’autore di questo articolo ci ha segnalato un suo intervento, inserito nel blog degli studenti della Facoltà di Architettura di Siracusa, chiedendoci di pubblicarlo anche su Step1. Raccogliamo l’invito, convinti che la gravità dei problemi vissuti dagli studenti delle sedi cosiddette “decentrate” non vada nascosta. Il quadro che l’autore dipinge è forse troppo nero. Ad esempio, nel caso della facoltà di Architettura, occorre segnalare che qualche passo in avanti si sta compiendo: la facoltà gode di una nuova sede e presto vedremo all’opera il nuovo preside (la cui agenda, da quello che si legge nel post di Privitera, non è affatto facile). La discussione è aperta. Nell’interesse del dibattito – ma anche per tutelare Step1 – abbiamo omesso i riferimenti ad episodi troppo specifici e tutti i termini che potevano risultare offensivi nei confronti dei docenti.
 
[Redazione di Step1]




(…) Più passa il tempo più questa facoltà muore. Sento parlare sempre di strutture che mancano, di mensa che deve arrivare, di CUS che non esiste, ma mai nessuno parla di professori, del loro prezioso bagaglio culturale e dei loro infiniti giochi di potere. Questo lo dico perché credo che la formazione individuale e professionale passi più attraverso i professori che attraverso le strutture. Non voglio certo dire che queste ultime, così come la mensa, non servano; anzi, mi sembra solo patetico dover continuare a chiedere e a discutere di queste cose dopo dieci anni. E poi il Comune, la Provincia, l’Ersu, l’Ateneo, il Consorzio ed una sede che, da quello che so, è demanio regionale. Se manca qualcosa ognuno accusa l’altro, ma di fatto si fa poco e niente. Anzi, una cosa si fa: politica.

Allora tu, studente, pensi che almeno i professori siano all’altezza, e qualcuno probabilmente lo è. Ma dopo qualche tempo ti accorgi che c’è qualcosa che non va. Ti accorgi che molti professori cambiano di anno in anno e che molti altri (generalmente i più bravi, i più conosciuti, i più intraprendenti, i più volenterosi) se ne scappano. E potrei fare molti nomi. Tu, studente, continui a non capire. Poi, “illuminandoti d’immenso”, capisci che l’architettura non è una cosa circoscritta ma un territorio sterminato e che tu sei molto piccolo e lontano. Allora immagini, dalle tue parti, incontri, seminari, workshop. Forse stai impazzendo. Puoi andare via, ma in fondo, a te, studente, piace la “provincia”. Apro una parentesi a proposito di provincia. Ho sentito, con le mie orecchie, studenti rivolgersi ai docenti, durante le revisioni, in dialetto siciliano, che è una lingua molto bella e sorprendentemente anche molto diffusa nella nostra facoltà. Chiudo la parentesi. Col passar del tempo, mentre studi qualcosa di inutile e magari anche di impegnativo (quando ti laurei però non sai neanche come è fatto un muro, non dico in muratura, ma semplicemente in cartongesso) comprendi che molti dei tuoi colleghi pensano solo a studiare come degli automi. Probabilmente fanno bene.

 

Ma ancora, tu studente, non sai proprio tutto. Ti manca di scoprire che i tuoi docenti sono organizzati e divisi in piccoli gruppetti antagonisti. E se ne fanno di tutti i colori. Tra l’altro, molti di questi docenti esistono solo perché appoggiano qualche altro docente più importante di loro, non perché siano preparati. È bellissimo quando te ne rendi conto. Tirando le somme ti rattristi, ma non puoi andare via. In fondo è il 2007 e puoi dirti fortunato; esiste internet. Cerchi qualcosa, vedi un po’ come va il mondo.

Ma il problema è che a Siracusa, nella nostra facoltà, non c’è internet. Ed io credo che basti per fare capire quanto siamo indietro. Una facoltà di architettura che vive di attualità, di sperimentazione, di antropologia, di economia, di società, non ha internet. Incredibile. E non parlo di rete wi-fi, ma anche di una sola postazione. E non ditemi che esistono cose più importanti, perché è semplicemente scandaloso. I poveretti di Siracusa e di Catania forse non sanno che per comprare un router bastano 40euro e che per cablare tutta la facoltà ne basterebbero 400 (ma sono sicuro, che quando lo faranno, spenderanno molti più soldi). E non voglio neanche sentirmi dire che per farlo stanno aspettando la sede nuova, perché 40euro per una facoltà sono niente. E chi ci amministra, per due lire, ci priva di un servizio planetario. Vergognoso.

Ed io, che sono semplicemente uno studente, quasi due anni fa, scrissi un comunicato e lo portai ai rappresentanti degli studenti, ai docenti ed all’amministratore per far partecipare questa facoltà al progetto “un cappuccino per un pc” con il quale il ministero dell’Istruzione finanziava cospicuamente le università per aiutarle a dotarsi di una rete wireless. Per di più un altro mio collega si fece anche fare un preventivo da un’azienda, e per chi poi, non è che ci pagò qualcuno. Risultato: Catania ha aderito, Siracusa no. E noi, vorrei sempre ricordarlo, paghiamo le stesse tasse di Catania, e non abbiamo niente. 

[Questo articolo è un estratto del post pubblicato su www.farch.it il 23 settembre 2007]

Antonio Maria Privitera

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