Dei buh razzisti a un bambino di undici anni di colore. È successo domenica a Siracusa nella finale di un torneo per esordienti, classe 2007-2008. A essere preso di mira da alcune mamme della squadra avversaria è stato un ragazzino originario del Congo, residente nel Siracusano da alcuni anni dopo essere stato adottato da una coppia di insegnanti. «Quegli ignobili insulti sono venuti da alcune persone dietro di me – racconta Salvatore Giliberto, presidente e allenatore della Mediterranea, scuola calcio di Floridia per cui gioca l’undicenne, già molto promettente e sotto osservazione dell’Atalanta – C’erano alcune mamme, non sono riuscito a capire chi è stata. Per un attimo dalla panchina abbiamo pensato di abbandonare il campo, ma alla fine siamo andati avanti. Poi all’intervallo sono andato a chiedere conto e ragione».
Gli insulti sono partiti dopo che il piccolo attaccante ha sbagliato un gol davanti al portiere. Quindi, tra primo e secondo tempo, l’allenatore si è avvicinato al gruppetto da cui si erano levati i buh. «Ho detto che si trattava di bambini ed era vergognoso quello che stava succedendo, ma nessuno si è scusato. Anzi, prima hanno negato, poi qualcuno mi si è avvicinato con fare minaccioso». Anche il ragazzino si è reso conto di quello che stava succedendo, «ma – precisa il mister – ha continuato a giocare, ha reagito positivamente».
Alla fine del match c’è stato un chiarimento tra le due società e il presidente della squadra avversaria si è scusato. «Mi dispiace invece che il mio collega allenatore non sia intervenuto immediatamente per rimproverare i suoi genitori. Io lo avrei fatto perché fatichiamo tanto per insegnare ai ragazzi certi valori, poi sul campo ci imbattiamo in queste mele marce che devono essere allontanate dal mondo sportivo».
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